Logistica, anche a Como
non si trovano
più gli autisti

L’imprenditore comasco Mario Pittorelli rilancia il grido di allarme di Confindustria. «Non aiuta la vicinanza con la Svizzera. Urge un intervento decisivo del Governo sui flussi di immigrazione»

«Urge un intervento decisivo». Queste le parole di Mario Pittorelli, presidente delle società italiane di Bianchi Group, colosso comasco della logistica, in merito alla carenza di autotrasportatori.

L’allarme, lanciato da Anita - l’Associazione di Confindustria che rappresenta le imprese di trasporto e logistica - e confermato dall’indagine Excelsior di Unioncamere, è concreto. Si stima una mancanza attuale di 5 mila autisti, con una tendenza a peggiorare ulteriormente fino ad arrivare ad un meno 17 mila nel prossimo futuro.

Gli ostacoli

Le evidenti difficoltà legate alla professione, quali lo stress dei tempi di attesa e delle urgenze alla consegna, il traffico, i cantieri stradali, oltre che ai costi da sostenere per ottenere la patente per la conduzione dei mezzi pesanti ed il CQC (Carta di qualificazione del conducente), amplificano notevolmente la poca appetibilità della professione tra le giovani leve e la fatica a cui si è sottoposti scoraggia i giovani lavoratori italiani che normalmente cercano di collocarsi nei settori del commercio e nell’industria.

«Non da ultimo - sottolinea Mario Pittorelli - per quanto concerne la nostra realtà, la vicinanza con la Svizzera ed il Canton Ticino in particolare non aiuta. Gli stipendi più appetibili sono un chiaro incentivo alla ricerca del lavoro oltre confine, impoverendo ulteriormente un settore che è già in sofferenza».

Due sono le possibili cause di questo difficile reperimento: per poter esercitare questo tipo di lavoro servono patenti di guida superiori (C per le motrici e la E per autotreni e autoarticolati) e continui corsi di aggiornamento, ma il costo in Italia per riuscire ad ottenerli è davvero elevato. Tra le varie misure richieste al Governo per provare a incentivare e agevolare gli aspiranti autisti ci deve essere quindi in primis la riduzione dei costi per conseguire queste abilitazioni. 

È necessario un lavoro congiunto tra politica e imprenditoria, onde evitare nel breve medio termine un’emergenza nazionale. «Nella nostra realtà - riprende Pittorelli relativamente ai trasporti internazionali - i posti lasciati vacanti dagli italiani sono stati progressivamente occupati da lavoratori comunitari dell’Est Europa e in piccola parte da personale dell’America Centrale. Anche nella nostra sede svizzera abbiamo un aumento degli autisti dell’Est Europa per la maggior parte rumeni. Nell’ultimo periodo riceviamo richieste di assunzione da lavoratori del Nord Africa, anche se si tratta ancora di una minoranza. L’immigrazione porterà sicuramente dei benefici; questo cambiamento è già in atto nel settore dei furgoni fino a 35 quintali, dove è sufficiente l’ottenimento della patente B con il conseguente minor impegno economico. Attraverso incentivi o bandi di settore sarà possibile far conseguire le patenti di categoria superiore anche a chi non ha le risorse finanziarie necessarie e dare impulso così a questa professione».

La preparazione               

Se da un lato le aziende cercano personale qualificato - agli autisti è richiesta una preparazione completa e impegnativa (con corsi di guida sicura, primo intervento, aggiornamenti in materia di merci pericolose) - dall’altro ci si imbatte in risorse con un basso livello di specializzazione, che spesso non hanno nemmeno una preparazione scolastica e un’adeguata conoscenza della lingua. «In linea di principio però, la nostra azienda non è assolutamente contraria all’assunzione di personale proveniente dall’estero, a  condizione ben inteso, che abbiamo i requisiti richiesti dalla legislazione italiana» conclude il presidente di Bianchi Group.

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