«L uomo invisibile
cancellato dal sisma»

«Oh, che bello. La Provincia di Como... Fa piacere sentirvi. Pensi che qui a L'Aquila parlare con un giornalista è un'impresa. Sa che ho fatto? Ho deciso di fare lo sciopero della fame». Antonio Russo ha 56 anni e da due vive in una roulotte a L'Aquila

COMO «Oh, che bello. La Provincia di Como... Fa piacere sentirvi. Pensi che qui a L'Aquila parlare con un giornalista è un'impresa. Tra i miei concittadini non sono molti quelli che mi danno retta. Anzi. Sa che ho fatto? Ho deciso di fare lo sciopero della fame. Non tocco cibo da lunedì. Digiuno e aspetto».
Antonio Russo ha 56 anni e da due vive in una roulotte a L'Aquila. Prima di tornare in Abruzzo, la sua terra natale, ha vissuto a lungo a Como. Cominciò lavorando all'«Alchimista» di Lurate Caccivio poi in una cooperativa di piazza Camerlata, infine al supermercato D'Ambros di Turate. Ultimo domicilio noto, Cucciago. Parlare di ultimo domicilio noto non è fuori luogo. Perchéda quando è tornato a casa, Antonio Russo è diventato una sorta di cittadino fantasma, un «invisibile» costretto da otto mesi in una roulotte, senza più riuscire a ottenere la residenza nel capoluogo abruzzese, e con l'effetto di trasformarsi in una sorta di apolide, senza nome, senza diritti:proprietario di una casa seriamente danneggiata dal terremoto, destinata alla demolizione, Antonio non può beneficiare neppure di un alloggio temporaneo, non può beneficiare del contributo di 200 euro mensili che lo Stato prevede per i senza tetto (lui è, oltre tutto, disoccupato) e non ha diritto all'assistenza sanitaria. «Soffro di ipertensione arteriosa - racconta lui - ho bisogno di un medico, ed è un mio diritto, ma l'Asl non mi consente di averne». L'assistenza sanitaria, del resto, spetta ai residenti, agli studenti e ai lavoratori, non a quest'uomo che nel 2009 lasciò l'appartamento di Cucciago, ne chiuse le utenze, pagò l'ultimo affitto e la tassa rifiuti, e poi se ne tornò nella sua terra, in cerca di un lavoro che nel Comasco non aveva più: «La mia casa andrà abbattuta - racconta al telefono -. È una casa di proprietà, ma non c'è verso... Sono reduce da un ennesimo sopralluogo con l'ingegnere. Rimetterla in sicurezza costerebbe più che rifarla nuova».
«Sono tornato a pochi mesi dal sisma, prima ospite di mia sorella, dalla quale non posso restare perché nella casetta provvisoria che le è stata assegnata non possono risiedere non aquilani, poi di amici. Negli ultimi mesi ho vissuto qui, nella roulotte».
«Non chiedo assistenza, non chiedo un alloggio, non chiedo benefici economici - prosegue Russo -. Chiedo semplicemente assistenza medica per poter curare i miei malanni. Ho aspettato che passasse il secondo anniversario del terremoto, al Comune avevano detto che a due anni dal sisma avrebbero offerto la possibilità di muovere la residenza, e invece niente: ora comincia la mia protesta. Continuerò a non mangiare e lo farò anche per tutte quelle persone, soprattutto anziane e singles, che vivono ancora fuori dall'Aquila, negli hotel, gente che non è invisibile come me, ma che come me soffre moltissimo. Qualche giorno fa ho parlato con una signora che abita ancora sulla costa. Mi ha detto: "Non sai quanta voglia avrei, dopo due anni in hotel, di prepararmi da sola un uovo al tegamino". Protesto anche per loro, due anni senza diritti sono davvero troppi». Ogni giorno Antonio vede un medico, che - pur non potendogli prescrivere i medicinali che gli servirebbero - lo tiene sotto controllo. Gli ha suggerito di fare un prelievo e un po' di esami, ma costano troppo. Il morale è basso, la roulotte piccola. Resta Facebook: «Ho costituito un gruppo a quale hanno già aderito più di 450 persone. Almeno qui non sono invisibile...».
Stefano Ferrari

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Documenti allegati
Eco di Bergamo Antonio Russo