Frontalieri in Svizzera
Stop ai permessi di lavoro

La Lega dei ticinesi ha chiesto ieri al Consiglio di stato di Bellinzona una moratoria sulla concessione di permessi di lavoro agli stranieri. Sindacati contrari

COMO La Lega dei ticinesi ha chiesto ieri al Consiglio di stato di Bellinzona una moratoria sulla concessione di permessi di lavoro agli stranieri. L'iniziativa, che porta la firma dei due consiglieri leghisti Massimiliano Robbiano e Lorenzo Quadri, matura a neppure 24 ore dalla diffusione dei dati concernenti i lavoratori frontalieri del Cantone, cresciuti in un anno di quasi 4000 unità, per un totale di 51.155 lavoratori provenienti dalla province di Varese, Como e Sondrio. I leghisti chiedono che vengano introdotto misure di salvaguardia del mercato del lavoro ticinese, e di chiudere le porte all'esterno almeno fintanto che tali misure saranno in vigore.
La richiesta - solo una richiesta, ovviamente - arriva poco dopo che l'Aiti, l'Associazione degli industriali ticinesi, aveva ufficialmente chiesto al governo e alle parti sociali di valutare l'applicazione, in campo salariale, di un cambio franco euro "calmierato", magari fissato a quota 1,30, in modo da poter rimettere in circolo un po' di contante, senz'altro a detrimento dei frontalieri - che percepirebbero uno stipendio più basso di quello attuale - ma a beneficio di una economia che, per il momento, paga le conseguenze negative di una moneta troppo forte.
La proposta incontra il no secco di gran parte delle organizzazioni sindacali italiane. È il caso, per esempio, di Claudio Pozzetti, da anni punto di riferimento fisso, in Cgil, per tutto il frontalierato lombardo: «Io dico no, e lo dico perché l'applicazione di un cambio fisso rappresenterebbe una violazione di norme europee cui anche la Confederazione elvetica ha aderito tramite Schengen - osserva Pozzetti -. Valgono le regole contrattuali del Paese in cui si lavora, e non sono previste iniziative "dedicate" a questa o quella categoria... Siamo come sempre in contatto con i nostri colleghi svizzeri, che garantiscono ai lavoratori italiani una doppia tutela. Ma ne parleremo senz'altro a settembre»

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