Da Erba alla Lapponia
sulla rotta dell'aurora boreale

Gli esperti le chiamano fenomeno geomagnetico, ma per tutti sono le aurore boreali. Impossibile non rimanerne rapiti e, per chi le studia come eventi scientifici, andare a cercarle nelle notti polari come fa l'astrofisico Corrado Lamberti, unisce ricerca e passione

ERBA - Gli esperti le chiamano fenomeno geomagnetico, ma per tutti sono le aurore boreali. Impossibile non rimanerne rapiti e, per chi le studia come eventi scientifici, andare a cercarle nelle notti polari come fa l'astrofisico Corrado Lamberti, unisce ricerca e passione.
In coppia con un nume tutelare dell'astrofisica italiana come Margherita Hack ha diretto le prestigiose riviste scientifiche L'astronomia e Le Stelle e dato alle stampe significativi contributi divulgativi. Docente esterno al liceo scientifico Galilei, meno di un mese fa è tornato dall'ultimo dei suoi numerosi viaggi a caccia di aurore nella Lapponia finlandese.
«Le nostre osservazioni si sono svolte nella località di Saariselka e sul Lago Menesjarvi - spiega il professor Lamberti - dove le latitudini sono prossime al circolo polare artico. Durante il nostro soggiorno il cielo ci ha regalato notti sempre serene e il fenomeno delle aurore è stato intenso e affascinante. Siamo rimasti a guardarli finché le temperature, che da quelle parti tocca i minimi sopportabili per l'uomo, che lo hanno permesso».
Uno spettacolo andato in scena a 32 gradi sotto zero che è coinciso con condizioni di osservazione ottimali e ha permesso al gruppo di esperti di raccogliere molto materiale utile alla divulgazione.
«Le aurore boreali si verificano a causa dell'impatto di particelle emesse dal sole contro l'atmosfera terrestre. Generalmente queste radiazioni, soprattutto elettroni e protoni, vengono schermate dal campo magnetico della Terra. Ma nelle fasi di massima attività solare, le ondate di particelle aumentano e determinano una compressione dell'atmosfera che avvolge il nostro pianeta. Così queste vere e proprie nuvole di molecole si riversano sui poli terrestri, dove è più probabile osservarli».
Il periodo di intensificazione dell'attività solare cade ogni undici anni, che è anche l'unità di misura con cui gli scienziati tengono d'occhio il calendario per organizzare le spedizioni a caccia di aurore.
«Alle latitudini più basse, come è l'Europa e ancora di più l'Italia, la probabilità di osservare le aurore aumenta ogni venti-trent'anni, quando le attività solari si intensificano al massimo grado. Ma anche in questi casi la comparsa delle aurore nel cielo non è mai così spettacolare. Il viaggio alle estremità del globo vale dunque la pena, dove la vastità dell'ambiente naturale e le lunghe notti artiche aggiungono incanto all'esperienza».

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