Crisi alla Dhl di Vertemate:
tutti salvi i 36 posti di lavoro

Accordo raggiunto fra sindacato e proprietà: nessuno dei dipendenti Dhl di Vertemate sarà messo in mobilità. Scatta la cassa integrazione per tre mesi

Nessuno dei dipendenti Dhl di Vertemate sarà messo in mobilità. Dopo un presidio e una riunione fiume i 36 lavoratori hanno visto confermato il loro posto di lavoro. Due le concessioni all’azienda, una già manifestata e non ritenuta un problema, la chiusura del sito di Vertemate, la seconda parla di una cassa integrazione a partire dal 2010 per un massimo di tre mesi nell’arco di tutto l’anno. Ci sono poi piccoli accordi su ferie e straordinari. «Dopo il presidio alla Intai del gruppo Armani con cui lavora praticamente in esclusiva la Dhl abbiamo ottenuto dall’azienda delle importanti rassicurazioni - spiega Filippo Ghibaudi segretario generale di Fit Cisl Como -. Già sapevamo della chiusura del sito di Vertemate, e questo non lo riteniamo un problema, per i dipendenti non ci sono difficoltà a trasferirsi tutti nello stabilimento di Rovellasca. Ma c’è la sicurezza che nessuno perderà il posto di lavoro, un risultato importante dopo la ventilata riduzione dell’organico quasi della metà». A fronte della rassicurazione Dhl qualche concessione la si è dovuta fare: «Si parlava di una riduzione del 30-40% del volume d’affari per l’azienda, quindi c’è realmente una condizione di difficoltà. Per questo abbiamo stabilito una particolare pianificazione delle ferie, che renderà possibile per l’azienda avere una copertura completa nel periodo in cui ha più bisogno di personale. Ci sarà anche una gestione degli straordinari, che verranno scalati dai periodi di minor lavoro». Da dicembre poi potrebbe partire la cassa integrazione: «Fino ad allora verranno usate le ferie non godute, dal primo gennaio 2010 fino a fine anno la ditta potrà fare un massimo di tre mesi di cassa integrazione - spiega Filippo Ghibaudi di Fit Cisl Como -. Ci sembra di avere ottenuto un accordo importante che tutela per prima cosa i dipendenti, che non perderanno comunque il loro posto di lavoro».

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