Abruzzo fatale per il Pd di Veltroni
Dopo il voto, mazzata-tangenti

Dopo il flop elettorale, in Abruzzo il Pd lamenta l'arresto del sindaco di Pescara per una questione di tangenti. E un'analoga inchiesta in Basilicata convolge un deputato dello stesso partito. Nel Pd esplode la questione morale

Il Pd affonda in Abruzzo e il Pdl ha conquistato la regione che fu del centrosinistra fino all'esplodere della questione morale con l'arresto del governatore Del Turco.
Ma il giorno dopo sul capo del Pd cadono un altro paio d'inchieste che fanno deflgrare, nel partito di Veltroni, la questione morale già calda con i casi di Napoli e Firenze.

L'inchiesta
Concussione, truffa e peculato sull`appalto per i cimiteri. Con queste accuse in manette è finito il sindaco di Pescara e segretario regionale del Pd, Luciano D`Alfonso, proprio nel giorno in cui il suo partito ha perso la sfida alle elezioni regionali con il Popolo della libertà. Ma i reati contestati al primo cittadino di Pescara sono anche il falso ideologico e l`associazione per delinquere.
Oltre all`appalto per i cimiteri, l`inchiesta della Procura della Repubblica di Pescara riguarda anche i lavori di sistemazione dell`area di risulta nei pressi della stazione ferroviaria della città. 


Nell'elenco dei 38 nomi degli indagati figurano anche il patron di AirOne Carlo Toto e il figlio Alfonso. Carlo e Alfonso Toto sono accusati di corruzione in concorso con il sindaco di Pescara nell'ambito di appalti pubblici per i lavori di riqualificazione dell'area di risulta dell'ex stazione ferroviaria di Pescara. D'Alfonso, in cambio di una politica di favore nei confronti della Toto spa avrebbe ricevuto - secondo l'accusa - regali, viaggi, finanziamenti ad associazioni, contributi di vario tipo anche elettorali. 

Tracollo politico
Ma il dato che emerge di più è l'astensionismo record: alle urne solo il 53% degli abruzzesi contro il 68% delle precedenti elezioni. Un elemento che ha portato entrambi gli schieramenti a esprimere preoccupazione per la disaffezione dell'elettorato anche verso la politica locale.
A tenere banco però è la pesante sconfitta del Pd che arretra di circa 15 punti sul voto nazionale, mentre il partito di Di Pietro di porta attorno al 14%, un balzo di circa 10 punti.
Dentro il Pd si prepara dunque una resa dei conti sull'alleanza con l'ex pm anche se il dalemiano Latorre ha sottolineato come l'Idv stia portando via voti più al Pd che ai suoi avversari.
Veltroni comunque rimanda la discussione alla direzione del 19 dicembre e osserva come il forte astensionismo che si è registrato per le elezioni in Abruzzo dimostra che c'è "malessere" e indica che il Pd deve "fare di più sulla strada della moralizzazione della vita pubblica.
Veltroni non ha intenzione di reagire alle inchieste gridando al complotto: la questione morale esiste, è il ragionamento del segretario, anche se non solo nel Pd. Va però affrontata con "severità", come ha ricordato anche ieri sera, proprio per poter essere "severi anche con gli altri". Tanto più che, è il ragionamento, queste vicende "sono pre-esistenti", ovvero riguardano dirigenti politici che vengono da Ds e Margherita e non amministratori classificabili come Pd 'tout court'; insomma, sono lasciti del passato e il Pd deve rendere evidente a tutti che con quel passato non ha più niente a che fare.


Tangenti in Basilicata
Ma per il Pd non è finita. Cattive notizie anche dalla Basilicata per Walter Veltroni e ancora una volta legate alla questione morale.
Un giro di tangenti, favori, regali, interessamenti per spartirsi i ricchi giacimenti di petrolio della Basilicata in una lotta tra la Total e una cordata di imprenditori lucani per contendersi i privilegi e aggiudicarsi gli appalti per lo sfruttamento dei pozzi.
E' lo scenario di corruzione che emerge dall'inchiesta partita dalla procura di Potenza, dal pm Henry John Woodcock e che ha portato all'arresto dell'ad di Total Italia Lionel Levha. Oltre a Levha nell'inchiesta sono coinvolti dirigenti della compagnia petrolifera, imprenditori lucani, il sindaco di Gorgoglione, Matera, e soprattutto il deputato del Pd, Salvatore Margiotta, vicepresidente della commissione ambiente di Montecitorio. Per lui sono stati disposti gli arresti domiciliari.

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