Il gelato di Renzi
e le nostre strade

Gelato al cioccolato dolce e un po’ salato, cantava Pupo, toscano come Renzi. E il cono che il premier, assieme al ministro per le Infrastrutture Lupi, ha offerto al Lario (un cialdone da 220 milioni) è certamente succulento e gradevole perché consentirà forse di realizzare la variante della Tremezzina.

Un’opera attesa da almeno 15 anni, segnati da Tir e pullman incastrati nelle strettoie tra Ossuccio e Colonno (anni fa una credenza popolare sosteneva chequest’ultimo fosse il paese che ospitava una proverbiale matta, e ti credo, prova a

trovarti un ingorgo sotto casa tutti i giorni o quasi). Il forse che ci separa dalla costruzione della strada dell’addio al l’ultimo tappo sulla Regina da Como a Sorico, con benefici colossali per il turismo, è legato ai rimanenti 110 milioni che dovrebbero arrivare dalla Regione e dai tempi serrati imposti dal lato dolce del gelato renziano che prevede l’apertura del cantiere entro il 31 agosto 2015, pena il dirottamento dei fondi altrove. Una clausola che, con la burocrazia sempre in agguato come un avvoltoio, fa un tremare un pochino i polsi.

Ai politici che hanno versato chilometri di parole che si potrebbbe fare una decina di varianti della Tremezzina, il compito di vigilare e attivarsi affinché si eviti una beffa che metterebbe la pietra tombale sulla possibilità di risolvere il problema del traffico sulla strada rivierasca.

La stessa pietra che, salvo graditissime smentite, sembra essere stata posta su un’altra grande opera attesa da decenni sul territorio lariano e che sta per essere realizzata monca: la tangenziale di Como. Qui c’è il lato salato del cono offerto da Renzi e dal suo governo. Per carità, l’intervento non poteva stare nello “Sblocca italia” perché manca anche il progetto del secondo lotto della strada, quello che darebbe un senso al collegamento veloce tra l’autostrada A9 a Grandate e la statale per Lecco nella zona di Albese, tagliando fuori Como. Come si sa è operativo il cantiere per completare, e non tra molto, il primo lotto fino ad Albate. Meglio che niente, è il refrain più gettonato in materia. E ormai sembra essere stato metabolizzato. Se è vero che il secondo pezzo della tangenziale non è stato neppure immaginato dal sindaco di Como, Mario Lucini, quando si è trattato di scrivere a Renzi per indicargli la lista della spesa per Como. Anzi, a quanto pare il primo cittadino non ha neppure preso in mano la penna. Stiamo bene così, avranno capito a Roma.

Eppure sarebbe il caso di riprovarci per avere, come tutti gli altri capoluoghi di provincia della Lombardia, una tangenziale in grazia di Dio, completa e funzionale. Bisognerebbe continuare a tampinare la Regione, prima responsabile, con la precedente amministrazione, del ridimensionamento del progetto dirottato verso la fantomatica autostrada Varese-Como-Lecco che forse sarà realizzata nel prossimo secolo. E poi incalzare il governo e il ministro Lupi che lascia poche speranze.

Per ora godiamoci il cioccolato dolce di Renzi. Di quello salato ne abbiamo già avuto abbastanza.

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