Ticosa, l’architetto si difende:
«Volevo solo fare belle opere»

Scarcerato Casamonti. Nell’ordinanza nessun cenno all’intervento comasco

Non c’è traccia né di Como né della Ticosa tra le pagine dell’ordinanza di custodia cautelare che venerdì aveva condotto, a Firenze, all’arresto dell’architetto Marco Casamonti, 43 anni, progettista della nuova Ticosa. La conferma è arrivata ieri dal capoluogo fiorentino, la cui Procura ha incrociato, sul giovane e rampante architetto toscano, due diversi filoni di indagini, uno sfociato nell’arresto e nella contestazione del reato di turbativa d’asta, l’altro inerente il recupero dell’area cosiddetta del Castello, a Firenze, per la quale Casamonti è accusato di corruzione.

Prima che, sabato, il giudice gli concedesse gli arresti domiciliari, l’architetto ha risposto a tutte le domande che gli sono state poste durante l’interrogatorio di garanzia. «Volevo solo progettare belle opere», ha detto, fornendo una chiave di lettura diversa per i fatti ricostruiti dagli investigatori. Dietro al suo tentativo di pilotare le gare d’appalto facendo in modo che vincessero persone a lui vicine, c’era, ha riferito, il solo desiderio che i lavori fossero eseguiti nel migliore dei modi. Le accuse sarebbero in ogni caso piuttosto circostanziate, forti anche di una serie di intercettazioni telefoniche che sembrano confermare la prospettiva della Procura fiorentina. Casamonti costruiva una rete di contatti sui territori nei quali avrebbe poi dovuto assumere un incarico, cercando così di favorire tecnici a lui vicini. È quanto accadde, per esempio, per l’area Castello di Firenze, di proprietà della Fondiaria Sai, in - accuse alla mano - il progettista della Ticosa si accordò nientemeno che con un assessore comunale del capoluogo fiorentino.

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