Como, Chajia vendica
i fantasisti del passato

La storia degli ultimi anni azzurri è ricca di personaggi che hanno dovuto appendere la fantasia al chiodo della panchina. Ma ora c’è Moutir

Ah la fantasia, che fatica. Che fatica vederla trionfare in una piazza travagliata da campionati in cui bisognava spaccare legna più che agire di fioretto. E con un pubblico per nulla portato a perdonare eccessi di classe, che magari sfociavano in inutili ghirigori poco utili alla causa. La storia degli ultimi anni azzurri è ricca di personaggi che hanno dovuto appendere la fantasia al chiodo della panchina.

È andata peggio ai numeri 10 che ai numeri 7 (quando le maglie andavano dall’1 all’11), i due ruoli indicati per certi talenti. L’elenco è lungo: Jimmy Fialdini, Roberto De Zerbi e Fabio Cinetti tre fantasisti che durarono poche partite negli Anni Novanta. Andò un po’ meglio a Brizzi, anche lui sacrificato alla lunga sul piano del ruolo. Ricordate Olivares? Poteva essere più importante ma fu pizzicato positivo al doping: stop.

E in A non andò bene nemmeno a Benito Carbone, troppo leggero e delizioso per una squadra in trincea. E poi abbiamo visto Miftah e Scapuzzi, Yapi e Massaro, da Milton a Centanni, per storie anni, difficoltà diverse, tutti hanno faticato a far accettare la propria fantasia. Eccezioni clamorose, Matteoli in A, Berlinghieri in C e Didonè meteora causa infortuni. Meglio è andata ai nuneri 7: Zanini, Collauto. Restelli, Salvi, Iachini sono solo dei nomi di quelli che avevano strappato applausi saltando l’uomo. Adesso però c’è Chajia che vuole vendicare tutti...

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