Iovine: «La mia promozione
da tifoso del Como»

Una storia doppiamente speciale, la storia di un ragazzo comasco, t che a trent’anni conquista con la maglia della sua squadra la serie B

Tremilaquattrocentoventi minuti. Ovvero, novanta per trentotto. Alessio Iovine li ha giocati tutti, tutte le partite dall’inizio alla fine.

Una storia doppiamente speciale, la storia di un ragazzo comasco, tifoso del Como, che a trent’anni conquista con la maglia della sua squadra la prima promozione della sua carriera.

Alessio, di te questo Como non ha proprio potuto mai fare a meno.

Non mi era veramente mai capitato di giocare sempre, tutte le partite, tutti i minuti. È quasi un paradosso che sia successo quest’anno, in una delle stagioni più difficili, più faticose, con tante partite, il rischio di prendere il Covid...

E due allenatori, per entrambi sei stato imprescindibile.

Sono contentissimo, credo dipenda anche dalla mia duttilità, ho giocato in vari ruoli, in diverse posizioni. Non sono un attaccante, per esempio, che ha bisogno di essere sempre al massimo della lucidità. Ho altre caratteristiche, serve soprattutto resistenza.

E tu ne hai avuta tantissima.

Ammetto che ogni tanto ho fatto un po’ di fatica anch’io, il dispendio di energie è stato tanto, mi è capitato di pensare in qualche occasione che magari non ce l’avrei fatta a giocare. Soprattutto nel girone di ritorno, che è stato decisamente più pesante. Perchè difendere il vantaggio è più difficile che inseguire, e se sbagli il tempo per rimediare è sempre di meno.

Una promozione fatta in casa, addirittura allenandoti a Bregnano, il tuo paese, a pochi passi da casa tua.

Una specie di allineamento dei pianeti, pazzesco... Anzi, nello spogliatoio mi prendevano in giro, perchè finito l’allenamento due minuti dopo ero a casa con un piatto pronto davanti. Cose che succedono raramente nel calcio professionistico. Ho vissuto davvero da nababbo. Almeno sul campo, però, me la sono guadagnata...

Vincere da tifosi, è capitato al tecnico Gattuso e a te.

E se qualcuno me l’avesse predetto all’inizio della stagione non ci avrei sicuramente creduto. Non per il valore della squadra, naturalmente. Ma perchè è troppo bello per essere vero, ancora non ho realizzato del tutto.

Ci racconti l’Alessio tifoso? Che ricordi hai?

L’inizio è già molto significativo...

Ho cominciato a vedere il Como a dieci anni, giocavo nelle giovanili e facevo il raccattapalle l’anno della promozione dalla B alla A, il Como di Oliveira. In A non l’ho potuto fare, ero troppo piccolo. L’ho rifatto l’anno dopo, sempre in B. Poi ho cominciato a seguire in curva. C’ero anch’io quando vincemmo ad Alessandria, il giorno della promozione in C1. E c’ero anche a Novara, il famoso giorno dei playout in cui mister Gattuso pianse sotto la nostra curva dopo aver battuto il Como. Io non lo conoscevo, non l’avevo mai visto giocare perchè ero piccolo, ma quel giorno ho capito quanto grande fosse il suo legame con i tifosi, con questa maglia. E poi, ho seguito gli anni in serie D, prima con lui in panchina, poi la promozione di Corda, ricordo anche tante trasferte. Poi ho cominciato a giocare anch’io, ma il Como l’ho sempre seguito.

E già era stato emozionante per te tornare qui due anni fa, da professionista.

Assolutamente sì. Sono grato al ds Ludi che mi ha scelto, so che ero già nella sua lista a Novara. Gli sarò per sempre riconoscente per avermi dato questa opportunità.

Tornando alla tua stagione, ci sono anche tre gol, soddisfazione in più.

E soprattutto due per me sono importanti. Il primo, segnato a Lucca. Arrivavamo dalla sconfitta in casa con il Lecco, la partita era slittata di un giorno per casi di Covid nella Lucchese, era una situazione non semplice. Loro avevano segnato, noi dovevamo rimontare, io ho segnato il gol che ci ha portati in vantaggio. Ed è stata una svolta importante. E poi, al ritorno, il gol con la Pergolettese. Era una settimana cruciale, con tre partite, anche lì si arrivava dalla caduta nel derby: e riuscimmo a vincerle tutte e tre. È stato un momento fondamentale.

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