Nela a Tavernerio
Presenta il suo libro

Sarà domani, alle 18.30, al Centro Civico di Tavernerio, ospite del Roma Club Como, in un incontro aperto al pubblico

Il vento in faccia, e la tempesta nel cuore. Titolo, e metafora efficace, del libro scritto da Sebino Nela, insieme al giornalista Giancarlo Dotto. E lo stesso Nela sarà domani, alle 18.30, al Centro Civico di Tavernerio, ospite del Roma Club Como, in un incontro aperto al pubblico per presentare di persona il libro e la sua storia.

Nela, bentornato a Como. Una piazza che lei ha frequentato quando qui erano gli anni d’oro...

Trasferta ostica, sempre. Campo difficile, partite scorbutiche, ricordo un paio di 0-0. Prendevamo in giro Tempestilli per quei pareggi, a cui il Como era un po’ abbonato... E ricordo quanto fosse strano per noi giocare sull’acqua, in quel campo vicino al lago. Non si può dimenticare.

Uno 0-0 sicuramente fu con Ottavio Bianchi, allenatore che lei cita con grande apprezzamento nel libro, ricordando quando era alla Roma. E come invece il resto dello spogliatoio non lo volesse...

Era una persona molto pratica, un po’ orso, come me. Qualcuno nello spogliatoio voleva comandare, e con lui non era possibile. Era attento alla vita dei giocatori anche al di fuori. Io l’ho apprezzato molto, me ne andai al Napoli con lui, dopo undici anni di Roma.

E poi, c’è un altro ricordo importante legato a un comasco, Pietro Vierchowod. Che lei definisce “il migliore in circolazione”.

Fortissimo. Vincemmo insieme lo scudetto a Roma, peccato che rimase solo un anno con noi. Era in assoluto il miglior centrale di quegli anni, averlo al fianco rendeva tutto più semplice.

Lei oggi fa il commentatore. Che sia un altro calcio è ovvio, ma sono altro anche i calciatori secondo la sua analisi.

Soprattutto fuori dal campo.

Mi colpisce vedere i giocatori che si isolano, evitano il contatto con il pubblico. Per noi arrivare allo stadio in pullman passando in mezzo alla gente era la cosa più importante, sia che ci applaudissero o ci insultassero. Una carica pazzesca. Oggi arrivano con le cuffie alle orecchie per non sentire... si perdono la parte più bella e più vera.

Il nostro calcio italiano, invece, come sta?

Sta migliorando. Al di là delle grandi, penso a squadre come Atalanta, Sassuolo, Empoli, un calcio bello, moderno, in cui si vede il lavoro degli allenatori. E’ un campionato interessante, con spunti nuovi, portati in questi anni anche dai tecnici stranieri. La vittoria della Nazionale agli Europei fa parte di questo miglioramento, mi piace il lavoro del gruppo del Mancio, grande staff e buona qualità. Ci vorrebbe forse un centravanti vecchia maniera come fiore all’occhiello.

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