La zona arancio ha riaperto 1.526 attività
Di nuovo al lavoro più di 9mila dipendenti

Dal comparto abbigliamento fino a quello dei mobili. Solo asporto per i quasi 1.300 tra bar e ristoranti. Operativi i mercati anche nel weekend

Sono 1.526 le attività in provincia che hanno alzato la saracinesca con la zona arancione. Una fetta importante dell’economia comasca e in particolare del commercio.

La statistica è stata elaborata dall’Ufficio studi e statistica della Camera di Commercio di Como-Lecco. Una ricostruzione con una precisazione: è ovviamente fatta con i riferimenti Ateco, per cui ci sono negozi con più codici (pensiamo all’abbigliamento per bambino consentito in zona rossa, per adulti no) risulta aperta l’attività prima non consentita. E per molte imprese era fondamentale: chi ad esempio ha una parte fondamentale di vestiti e una sezione più piccola per l’intimo, non vedeva certo fiorire gli affari tenendo aperta solo la seconda.

I numeri

Questa cifra viene accompagnata da un’altra, non meno rilevante: sono 9.385 i dipendenti interessati dalla ripresa di lavoro con la zona arancione. Dando ulteriori ragguagli numerici, in tutto in provincia risultano 42.555 imprese ed erano chiuse poco meno del 10%, ovvero 4.108. Resta dunque fermo, o meglio vincolato al limite di poter solo fare asporto o consegna, un mondo piuttosto radicato nella Como sempre più turistica degli ultimi anni: i quasi 1.300 ristoranti e altrettanti bar. C’è chi ha scelto di lavorare, pur parzialmente, chi non l’ha ritenuto vantaggioso.

Tra le rappresentanze più numerose, quella del commercio al dettaglio ambulante di prodotti tessili, abbigliamento e calzature: 263, con addetti poco superiore a questa cifra, perché si tratta di attività spesso familiari, 298. Del resto altre 150 attività ambulanti, che si riferiscono a vari generi, sono presenti. Il loro ritorno è prezioso per se stessi e anche per chi ha sempre lavorato come gli alimentari: è anche la consistenza delle bancarelle che attira la gente. I mercati sono già tornati in pista e coltivano speranza, oltre che per i giorni infrasettimanali, per sabato e domenica a Como.

Saracinesche alzate

Tra le altre imprese commerciali che possono finalmente tornare a vendere le loro merci dal vivo, i negozi legati al comparto inteso nel senso più ampio dell’abbigliamento (oltre 200), alle calzature (90), ai prodotti tessili specializzati (87), i gioielli (83). Altra riapertura preziosa, quella della vendita dei mobili: a Como ci sono 115 negozi di questo tipo per 489 addetti. È chiaro che il loro funzionamento regolare non solo dà sollievo a realtà provate dalla chiusura nella prima fase primaverile e poi per oltre tre settimane adesso: offre respiro anche alle aziende produttrici, non a caso il distretto brianzolo aveva protestato a più riprese chiedendo di riaprire gli showroom.

Anche perché in quanto a spazi e modalità di accesso, spesso su prenotazione, non costituiscono proprio un luogo dove si rischiano particolarmente i contagi. Ma ci sono anche altre realtà, come quelle legate a oggetti d’arte (76), oppure negozi meno numerosi però non meno preziosi come quelli degli strumenti musicali (9) oppure di filatelia (4): piccoli mondi, dedicati a grandi passioni e che chiedevano di riprendere a lavorare.

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