Esserci sempre per gli altri, anche d’estate e anche ai confini della vita

Mariano Comense Tra i volontari dell’hospice del Villa che d’estate raddoppiano (o triplicano) il loro impegno

Esserci quando il bisogno chiama. Non c’è agosto che tenga. Il volontario è «un catalizzatore di vita attraverso le relazioni», sempre. E quando la passione è profonda, il senso di appartenenza al gruppo e il senso dell’impegno diventano legami indissolubili tra le persone e il servizio che si svolge, legami che nemmeno in estate si allentano. Anzi.

Quindi dire che “il volontariato non va in vacanza” non è una frase fatta. È aver ben presente che ci sono ambiti della nostra comunità che, anche nel periodo estivo, continuano a funzionare grazie all’opera e alla dedizione dei volontari.

Accanto a chi sta per lasciarci

All’hospice dell’ospedale “Felice Villa” di Mariano Comense proprio qualche settimana fa Diogene ha incontrato Rosanna Broggi e Carmen Marelli che, camice indossato e sorriso sul viso, erano pronte a iniziare il proprio turno accanto a chi sta attraversando l’ultimo tratto della sua esistenza. Un volontariato non semplice, che richiede preparazione e una forte introspezione nel cercare consapevolezza e senso. Rosanna coordina il gruppo di circa 14 volontari dell’associazione Il Mantello. È presente in associazione dagli inizi e vive questo suo servizio come «qualcosa che sente intensamente, che ti viene da dentro». Sa che sul suo team può sempre contare. «Ad agosto c’è chi raddoppia o triplica il proprio impegno, che solitamente è di un pomeriggio la settimana, tra presenza in hospice e, per chi se la sente, assistenza al domicilio del malato. A volte mi sono trovata a dover chiamare anche alle 7 di mattina un volontario per sostituirne un altro e devo dire che ho sempre ricevuto accoglienza alle mie richieste, c’è un forte attaccamento al servizio che si svolge e all’associazione che si rappresenta di fronte ai pazienti, alle loro famiglie e al personale sanitario».

«Qui ricevo più di quello che do»

Rosanna porta con orgoglio la spilla dell’associazione appuntata sul camice, «è una medaglia» dice sorridendo. Ma le “medaglie” per questi volontari sono anche le centinaia e centinaia di testimonianze raccolte nel libro dei ricordi, che chiunque può leggere nel salotto dell’hospice. È fatto di fotografie, pensieri, lettere scritte a mano. Contiene uno scambio reciproco di amore, è così, senza scadere nel melenso. È tutto vero, nero su bianco. «Quando entro in hospice sospendo il resto, le preoccupazioni e i pensieri e mi libero per dare all’altro in completa apertura - continua Carmen Marelli, in associazione da un anno -. Non è scontato, ma qui ricevo molto di più di quello che do, vivo un momento di condivisione profonda dove prima dell’incontro delle parole avviene quello degli sguardi. Da fuori alcuni ci chiamano eroi perché accompagniamo i malati terminali e cerchiamo di alleviare la loro sofferenza. In realtà questo volontariato mi restituisce moltissimo, mi ha permesso di essere più consapevole sulla nostra finitezza e farmi cogliere le cose veramente importanti». L’accreditamento dell’hospice prevede come fondamentale la presenza di volontari che affianchino il personale sanitario, quindi anche in agosto il loro ruolo è centrale. «Durante il Covid, quando non potevamo essere in hospice - chiude Rosanna - erano le stesse infermiere a chiamarci per sapere quando saremmo potuti rientrare, perché essere volontari è quel valore aggiunto al servizio che permette al paziente e ai suoi familiari di sentirsi ascoltati, accolti e di ricevere una cura non solo nel corpo, ma anche nell’animo. Il nostro non è un volontariato che si può mettere in pausa estiva e poi riprendere a settembre».

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