Bravo: «Como una corazzata, lotterà sino alla fine»

L’ex azzurro, ora direttore sportivo del Sudtirol. «Lotta parecchio equilibrata. Noi? Un punto sarebbe molto buono»

Paolo Bravo lunedì sarà al Sinigaglia, al seguito del “suo” Sudtirol. E’ il direttore sportivo del miracolo altoatesino, la squadra che ha fatto innamorare del calcio un territorio storicamente e tradizionalmente più legato a sci e hockey. Lo scorso anno addirittura la squadra arrivò sesta, disputando i playoff. Quest’anno ha avuto qualche problema in più, ha sostituito l’allenatore Bisoli con il tecnico della Primavera 2 Valente, ma nelle ultime settimane, senza dare troppo nell’occhio, si è riportato a un punto dai playoff, in nona posizione. Con il successo-bomba di prima della sosta, contro la Cremonese, 3-0. Un successo che ha fatto piacere al Como. Bravo torna nello stadio dove ha giocato per quattro stagioni, ma soprattutto nella città dove è cresciuto, con la trafila nelle giovanili azzurre. Una trasferta mai banale, per lui.

Buongiorno Bravo. Come sta il Sudtirol?

Direi bene. Il nostro obiettivo è la salvezza, e dunque siamo in linea con i programmi.

Però lo scorso anno siete arrivati sesti, facendo un miracolo. E adesso avete di nuovo i playoff nel mirino.

Stiamo facendo bene anche quest’anno. Una società snella, dove si lavora molto bene, dove l’organizzazione è molto precisa. E che considera il mantenimento della categoria come un grande risultato.

Giocate a nascondervi, ma intanto avete battuto la Cremonese 3-0.

Mi verrebbe da cavarmela con una battuta: qualcuno ha guardato giù. Ma non voglio sminuire il lavoro di tutti noi. Allora dico che quando batti una big come la Cremonese, significa che che tu hai dato il 110% e che la giornata è girata nella maniera migliore. Con un pizzico di fortuna. Sono partite che, se le rigiochi un’altra volta, magari non le rivinci. Ma sono un premio per il nostro lavoro.

E adesso, magari, proverete a fare uno scherzetto al Como.

Considero il Como una vera corazzata del campionato. Se portassimo via un punto, sarebbe un ottimo risultato. Ma sappiamo che sarà una partita molto difficile.

Lo scorso anno però il Sudtirol vinse al Sinigaglia.

Fu una partita giocata in situazioni particolari, il Como aveva il problema dell’allenatore. Difficile fare paragoni con quest’anno.

Dunque il Como le piace.

Il Como è uno squadrone, ha giocatori di valore e di qualità in tutti i reparti e pure in panchina. I livelli sono diversi.

Come vede la corsa alla serie A?

Credo che il Como se la giocherà sino alla fine con Cremonese e Venezia. Ha tutto per farcela. In questo momento vedo leggermente avanti il Venezia. Ma sono momenti. La situazione può cambiare da un momento all’altro.

Che effetto le fa vedere il Como così in alto?

Non è una sorpresa perché tutti sappiamo le potenzialità e la profondità della nuova società. Un progetto destinato a regalare gioia e soddisfazione ai tifosi del Como, questo è chiaro.

Il Como lo avete incontrato all’andata. Cose pensa della squadra dal punto di vista tattico?

Quando lo incontrammo, Fabregas era appena arrivato sulla panchina. Credo che da allora la squadra sia cambiata. Difficile dare un giudizio rispetto a quella partita. Il resto l’ho già detto prima: uno squadrone.

La serie B è un campionato molto equilibrato.

Ancora di più quest’anno. Credo che solo il Lecco ormai sia tagliato fuori, ma adesso anche chi è a 38 punti rischia la retrocessione diretta. Siamo tutti lì. Noi diamo sempre un occhio a chi è dietro di noi in classifica e cerchiamo di fare il massimo per non farci trovare impreparati. La strada è lunga.

Con Valente al posto di Bisoli, come è cambiato il Sudtirol?

Forse adesso siamo un po’ più propositivi, ma non dobbiamo distrarci con questi argomenti: il Sudtirol può salvarsi solo se ha una applicazione totale e una aggressività e una umiltà sempre al massimo livello. Tanto che io, per rendere l’idea, scherzando parlo di modulo 10-1. Significa che siamo sul pezzo, con sacrificio e umiltà.

Arrigoni, Scaglia, Cagnano: ci sarà mezzo ex Como in campo.

Ragazzi ottimi che si sono ben integrati e ci stanno dando una grossa mano.

Qui invece c’è Curto, ex vostro.

Mi dicono che ha fatto bene, e sono contento perché è un ottimo ragazzo.

Siete riusciti a far innamorare l’Alto Adige del calcio...

E’ un territorio che ha sempre vissuto di altre passioni, ma adesso ci sono tanti ragazzini che giocano a calcio. Ovviamente siamo più un punto di riferimento per quella parte di regione dove il calcio professionistico non c’era. A sud, verso Trento, c’erano già realtà consolidate da anni.

E’ sempre speciale tornare a Como?

Certo. Sento ancora tanti ex compagni di quegli anni, Ferracuti, Collauto, Cecconi, Franzone, Sala... Con alcuni parliamo di lavoro, visto che lavorano nel calcio. A Como sento spesso un mio vecchio compagno di scuola, Umberto, della classe geometri di Cantù, che frequentavo. Tra l’altro era molto tifoso del Como e seguiva la partita dalla curva.

E il prossimo step di carriera di Bravo?

Penso solo alla salvezza del Sudtirol.

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