Casati: «Como e l'università: l’Insubria faccia di più»

L’intervista Il fisico comasco si racconta in occasione del volume dedicatogli da 96 colleghi per i suoi 80 anni

Un biglietto d’auguri straordinario, tanto che ci ha messo un anno per arrivare a destinazione: 640 pagine, 96 firme di scienziati da tutto il mondo per rendere omaggio al fisico comasco Giulio Casati in occasione dei suoi 80 anni.

Un libro con un centinaio di saggi dedicati al suo lavoro. Cosa rappresenta per lei questo omaggio da parte dei suoi colleghi?

Come può immaginare mi ha fatto molto piacere soprattutto perché non me lo aspettavo. In particolare, mi ha molto sorpreso la partecipazione così ampia. Questo proprio non me lo aspettavo. Lo prendo come un gesto di stima e, come dire, come un sigillo a tutte le discussioni scientifiche che in oltre 50 anni abbiamo avuto con i colleghi in tutte le parti del mondo.

Ma la comunità scientifica è davvero così solidale e affettuosa come sembra da questa iniziativa?

Come in ogni altra comunità, anche in quella scientifica ci sono discussioni accese, opinioni diverse, rivalità e perfino “gruppi di potere”. Tuttavia, alla fine emerge un consenso generale, condiviso, su ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, ciò che è rilevante e ciò che non lo è. Anche perché il consenso si forma a livello internazionale ed è poco influenzato dall’ ambiente locale di lavoro o addirittura dal Paese nel quale uno vive.

Fra le sue battaglie c’è quella per la crescita della cultura scientifica. A che punto siamo?

Questo è un tema cruciale. La mia impressione è che il futuro sia pieno di pericoli indotti dalla confluenza delle nanotecnologie, le biotecnologie e l’intelligenza artificiale. La non conoscenza genera paure e la paura genera comportamenti irrazionali. Mi sembra di vedere un crescente interesse nel pubblico per i temi scientifici, ma non basta. Sarà sempre più importante l’educazione in generale, e in particolare l’educazione scientifica. E qui, è banale dirlo, ma c’è il problema della scuola. Prima o poi ci si dovrà rendere conto che dobbiamo rivalutare il ruolo degli insegnanti, della preparazione degli insegnanti: non sarà facile tenere il passo con il sapere in rapida evoluzione.

Di recente ha scritto che questa crescita è vitale anche per saper gestire l’intelligenza artificiale, grande risorsa dei risvolti ancora poco conosciuti. Siamo pronti per maneggiarla?

Il punto è che non possiamo imparare a gestire l’intelligenza artificiale e basta. È in atto uno sforzo colossale a livello mondiale verso i computer quantistici, si parla di internet quantistico, quantum machine learning, quantum AI, ecc. Per inciso, in questo periodo sto scrivendo un libro che ha proprio lo scopo di illustrare questi temi, in modo semplice, comprensibile a tutti. Io credo che per AI occorra trovare un approccio sulla scia di quello seguito per le armi nucleari che, almeno fino ad ora, ha funzionato. Non servono provvedimenti autoritari restrittivi dei vari Paesi, ma bisogna cercare di raggiungere un accordo globale. Tenendo anche presente una differenza: la bomba atomica non può auto perfezionarsi, AI sì.

Lei si è battuto per tutta la vita per rendere Como un centro più vitale e accogliente dal punto di vista della cultura scientifica. In questa direzione vanno il Centro Volta, poi Fondazione Volta, l’Insubria, La Lake Como School, il Festival della Luce, tutte sue “creature”. Tanti anni fa parlava di una Como-dormitorio, oggi si riconosce di più nella sua città?

Sono un po’ in difficoltà a rispondere a questa domanda. L’ università, ad esempio, non è quella che io avevo in mente. D’altro lato dobbiamo guardare le cose con spirito costruttivo. Il dato positivo è che l’Università a Como c’è. Quindi un primo importante passo è stato fatto. Ora, a mio avviso, esiste la possibilità e direi la necessità di un secondo passo. Ma questo non dipende da me.

La Lake Como School ha finalmente ottenuto il riconoscimento della Regione Lombardia: in generale è soddisfatto del livello di collaborazione delle istituzioni?

Questo è un risultato importante per la città. La Regione Lombardia ha deliberato di aderire alla Lake Como School of Advanced Studies, assieme alle cinque università lombarde. Con il supporto della Fondazione Volta, e il sostegno della Fondazione Cariplo, la Lake Como School svolge attività di alta formazione, internazionale, post-universitaria. Questa decisione della Regione qualifica la città di Como come punto di riferimento per la formazione di eccellenza e per il confronto scientifico internazionale delle università lombarde. Da anni perseguivamo invano questo obiettivo; ora è stato raggiunto grazie alla azione convinta dell’assessore regionale Alessandro Fermi.

Come vanno i preparativi per il bicentenario della morte di Volta? E il suo progetto della passeggiata dei Nobel?

Per il bicentenario, credo che nei prossimi mesi qualcosa comincerà a muoversi. Si tratta di una occasione unica per la nostra città che non deve assolutamente essere sprecata.

Per la passeggiata dei Nobel invece le cose sono già a buon punto. Il sindaco si è dimostrato molto convinto di questa idea ed ha già stanziato i fondi per la sua realizzazione. Credo sarà una cosa unica, un elemento di richiamo anche per il turismo internazionale, ed essendo posta tra il Tempio Voltiano e il monumento di Libeskind, servirà a rilanciare l’immagine di Como come città di Alessandro Volta.

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