Napoli, che emozione: il dono è contagioso

La trasferta Scampia, il rione Sanità, il centro storico e i quartieri Spagnoli. I ragazzi delle Youthbank in viaggio, per condividere buone pratiche

Capire Napoli in due giorni è un’impresa impossibile. Ma quando il gruppo di cinque giovani comasche, parte attiva delle YouthBank provinciali, è salita sul treno ad alta velocità diretto verso la città campana, lo ha fatto a cuore aperto. Con aspettative sì, ma anche con il coraggio di chi è pronto a conoscere l’altro senza preconcetti, che è poi una condizione indispensabile di chi pratica il volontariato.

Quartieri difficili

«Siamo state nel rione Sanità, nei quartieri Spagnoli e a Scampia, del primo avevo sentito parlare molto tramite mia zia che mi aveva raccontato come la presenza di cooperative e associazioni abbia cambiato il volto di un quartiere dove prospera la criminalità» spiega Sofia Carugati, 19 anni e referente della YouthBank di Olgiate Comasco, dove ha iniziato a occuparsi di volontariato tre anni fa. L’obiettivo del viaggio organizzato e sostenuto da Fondazione Comasca e Fondazione Paolo Faggetti onlus, di Olgiate, era quello di condividere buone pratiche per il coinvolgimento di giovani con le associazioni attive nelle aree di Napoli maggiormente esposte alla criminalità, mettendo a frutto le esperienze costruite sul territorio comasco tramite le YouthBank.

«Mi sono sentita a casa»

«Quando abbiamo incontrato la cooperativa L’uomo e il legno, di Scampia, ho avuto l’impressione che pensassero fossimo lì per osservarli, invece noi volevamo condividere con loro le nostre storie e le nostre realtà e questo li ha colpiti» racconta infatti Diletta Massar, diciottenne attiva come volontaria da due anni nella YouthBank di Centro Lago. E questo confronto ha portato risultati inaspettati per un soggiorno di appena due giorni: «Pensavo di avere paura, prima di arrivare lì, in questi quartieri di cui avevo già sentito parlare, invece mi sono sentita davvero accolta. Mi sono sentita più a casa lì che a Milano, dove spesso la sera ho paura a rientrare a casa in treno da sola e dove tutti sono sempre di fretta. A Napoli abbiamo scoperto il ritmo partenopeo, che si sente anche nel modo in cui ci si mette al servizio degli altri» racconta Sofia, che al pensiero dei giorni passati a Napoli non riesce a smettere di sorridere.

Le cinque ragazze partite all’avventura - con Sofia e Diletta c’erano anche Alessia Piatti, Sabina Borgnetto e Rosibel Lopez - avevano preparato con minuzia una presentazione delle Youthbank comasche, ma i volontari delle realtà napoletane le hanno travolte con il loro entusiasmo e il tipico “ritmo partenopeo”, che assapora la vita minuto per minuto: «Alla fine ci siamo accorte che, nel corso dei due giorni che abbiamo trascorso a Napoli, è stato molto più quello che abbiamo imparato da chi vive in questi quartieri di quello che abbiamo passato loro».

Un’argine alla criminalità

Sono la semplicità e la voglia di cambiare le cose respirate nei rioni napoletani che maggiormente hanno colpito le comasche: «Ci siamo accorte che ragazzi che vivono solo a cinque ore di distanza da noi affrontano realtà che a noi sembrano fantascienza». Ma nei momenti di condivisione a emergere sono stati soprattutto i risultati: «Un’altra cosa impressionante è stata notare il valore che danno al servizio civile: per certi giovani è un’occasione che li aiuta a mantenere tutta la loro famiglia, lo intendono proprio come lavoro».

Non solo, le opportunità di volontariato sorte in luoghi dove l’ombra della criminalità organizzata si estende pericolosamente diventano anche uno strumento di civiltà fondamentale: «Da noi ci sono tantissimi fondi, ma spesso come youthbanker fatichiamo a raccogliere progetti da finanziare, lì invece è il contrario. Ma non si arrendono, anzi: non dimenticheremo facilmente le lacrime negli occhi di Rita Caprio, presidente della cooperativa L’uomo e il legno di Scampia, nel raccontarci le difficoltà di chi sceglie ogni giorno di andare controcorrente».

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