In Svizzera si prevede un inverno di rincari: «Energia e gas saranno un problema»

L’intervista La preoccupazione del consigliere nazionale Fabio Regazzi, presidente dell’Unione Svizzera Arti e Mestieri: «L’elettrificazione della società ha fatto aumentare i consumi, diventano importanti le scelte della politica»

Sarà un inverno all’insegna dei rincari energetici (+18% l’aumento stimato in media per le famiglie) in Svizzera. Una situazione che ovviamente non lascia per nulla tranquilli e che allunga i suoi tentacoli anche al mondo dell’imprenditoria e della politica, ricordando l’imminente scadenza delle elezioni federali, fissate per il 22 ottobre.

«La preoccupazione c’è. La situazione sembra di nuovo volgere al peggio», la sintesi di Fabio Regazzi, consigliere nazionale del Centro (alle prossime federali correrà per un seggio al Consiglio degli Stati, l’equivalente del nostro Senato) nonché presidente dell’influente Usam, l’Unione Svizzera Arti e Mestieri.

Quale scenari sono ad oggi ipotizzabili?

«Si parla di aumenti piuttosto importanti di tutti i vettori, in particolare energia e gas. A questo scenario, ad oggi decisamente poco rassicurante, si aggiunge l’incognita dell’approvvigionamento, ricordando che lo scorso anno erano addirittura stati paventati black out nonché possibili interruzioni delle forniture di energia, che fortunatamente non si sono verificati. Una situazione emergenziale che non può dirsi del tutto superata».

L’incertezza regna dunque sovrana tanto per le famiglie quanto per le attività produttive. Lo scorso anno si era addirittura arrivati a parlare di macchinari spenti e possibile ricorso al lavoro ridotto (l’omologo della nostra cassa integrazione, ndr). E’ un’ipotesi ancora realistica?

«Nel 2022 era stata portata avanti una campagna di sensibilizzazione su larga scala in cui veniva sbandierato lo spauracchio di possibili contingentamenti delle forniture di energia. Non ho elementi concreti - pur monitorando costantemente la situazione - se questo pericolo fosse reale oppure se si fosse scelta la strada del messaggio forte per sensibilizzare le utenze con l’obiettivo di risparmiare energia in una fase così delicata. Al momento questo spauracchio sembra essersi allontanato».

Dietro l’angolo c’è però l’inverno, con l’inevitabile picco di consumi.

«Proprio così. Sarà il periodo gioco forza più difficile. Dipende da che inverno ci attende sotto profili diversi. Non escludo però che possano tornare in auge dichiarazioni legate a possibili contingentamenti di energia. E’ obiettivamente presto per fare previsioni, fermo restando che comunque bisognerà fare i conti con rincari piuttosto marcati».

Questa impennata dei prezzi che ha coinvolto anche la Svizzera ha a che vedere con il fatto che la Confederazione ha (in parte) derogato rispetto alla plurisecolare neutralità, anche in virtù della dipendenza dall’Europa per le catene di approvvigionamento energetico?

«Non credo che i rincari energetici abbiano a che fare con la questione della neutralità, su cui si potrebbe disquisire a lungo. Il tema reale è che abbiamo difficoltà di approvvigionamento soprattutto in inverno, alla quale dobbiamo far fronte in modo pragmatico. Si pensava di poter far riferimento all’energia importata. Così non è stato. Lo scorso anno ci sono stati problemi sia con la Germania che ha chiuso le prime tre delle ultime sei centrali nucleari in servizio nonché con la Francia, le cui centrali erano in fase di manutenzione con annessa diminuzione del potenziale produttivo. Uno scenario che ha portato in dote inevitabili motivi di preoccupazione. C’è poi un altro aspetto da rimarcare».

Quale?

«Non svelo nulla di nuovo dicendo che l’elettrificazione della nostra società è andata sistematicamente aumentando. Pensiamo alla mobilità nonché a usi e costumi del vivere quotidiano, come il riscaldamento nelle abitazioni con le termopompe che hanno preso il posto del gasolio. Dinamiche queste che hanno contribuito a far aumentare il consumo. Ci siamo trovati così in una situazione almeno sulla carta difficile. L’inverno mite ha sicuramente attenuato le conseguenze di questa possibile penuria di energia. E’ chiaro che il tema di fondo resta così come è presente il problema legato all’approvvigionamento nei mesi invernali».

Che fare dunque?

«Buona parte della nostra energia proviene dal nucleare e così in parte ci rivolgiamo all’idroelettrico. E’ chiaro che le altre fonti d’approvvigionamento, come l’energia solare, d’inverno risultano poco efficaci per evidenti motivi. Ed è in quei mesi che si concentrano i problemi maggiori, come rimarcato poc’anzi. Anche per questo, la situazione resta critica per i mesi a venire».

C’è poi il caso singolare, evidenziato a cavallo tra vecchio e nuovo anno, legato alla dipendenza totale dal nostro territorio per quanto concerne l’approvvigionamento del gas in Canton Ticino. Gas stoccato su questo lato del confine e che entra nel vostro Cantone via Stabio. Una parte della politica cantonale aveva chiesto garanzie all’Italia sulla continuità dell’approvvigionamento, temendo uno “sgarbo” da parte dell’Italia. Cosa mai avvenuta. E’ una situazione che desta preoccupazione?

«Quando si dipende da altri, un minimo di preoccupazione c’è sempre. E’ chiaro che non essendo padroni del nostro destino per l’approvvigionamento del gas, uno sguardo interessato a ciò che accade sull’altro lato del confine c’è sempre. Non ravvedo tuttavia segnali che inducano ad alzare il livello d’allerta in questo ambito. Mi sembra una situazione tutto sommato tranquilla».

In pieno clima elettorale, cosa può fare la politica per fronteggiare questo aumento dei prezzi dell’energia in virtù anche di quel +18% dei costi che le famiglie dovranno sobbarcarsi nei mesi a venire?

«C’è una pressione molto alta per aumentare i salari. Il riferimento è alla richiesta delle principali organizzazioni sindacali di aumentarli del 5%. Cosa che ritengo assolutamente irrealistica e impraticabile. Laddove si può e nei settori che se lo possono permettere, è giusto che si tenga conto di questi rincari, che interessano da vicino non solo l’energia elettrica. Ritengo però che non debbano essere sempre le aziende a rispondere ai rincari aumentando i salari. Nel contempo, credo si debba e si possa intervenire su altre voci, con l’obiettivo di far recuperare alle famiglie una parte del potere d’acquisto. Il riferimento è alla diminuzione del cuneo fiscale, così come ad interventi su tasse e imposte, che toccano tutti sempre in modo più importante».

Preoccupato, anche da imprenditore, per quanto riguarda le attuali dinamiche oppure secondo il suo punto d’osservazione il modello che è andato delineandosi l’anno scorso verrà replicato?

«Stiamo convivendo da anni con situazioni difficili. Il riferimento è al Covid nonché al conflitto ucraino, che si è legato poi alle situazioni connesse alla crisi energetica. Un po’ di preoccupazione rimane. Aggiungo però che lo spirito dell’imprenditore deve aiutare a superare queste situazioni ed a guardare oltre. I problemi esistono e spetta (anche) a noi trovare le giuste soluzioni. Con spirito imprenditoriale portiamo avanti le attività oltre le difficoltà che si presentano sul nostro cammino».

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