Il lago “sfregiato” dal resort di lusso

Torno Un intervento urbanistico su una superficie di 29mila metri quadrati. Destinato a cambiare per sempre la faccia della sponda orientale del Lario

Una colata di cemento sulla storia, sulle tradizioni, sull’anima del paese. Un cemento che soffoca chi, tra quelle vie, ci è nato e cresciuto e ora non si vuole arrendere al turismo dei ricchi, a chi è disposto a pagare per una notte la cifra che un operaio incassa in un mese.

Sono queste le persone che ora gridano “no” al progetto del nuovo resort di lusso che potrebbe sorgere a Torno - sponda orientale del lago più amato del mondo - tra la Villa Pliniana e il cimitero.

L’iter in corso

Se l’iter avviato dall’amministrazione comunale dopo la richiesta che farebbe capo a un gruppo di investitori stranieri dovesse proseguire, si tratterebbe di un’opera faraonica che andrebbe a modificare l’immagine di una buona fetta di paese, nella parte a lago, considerando che l’area interessata riguarda una superficie di 29mila metri quadrati.

Qui nascerebbe infatti una struttura ricettiva in grado di accogliere poco meno di 200 persone a notte (un hotel da 116 posti letto, oltre a quattro ville e cinque appartamenti) oltre a bar, ristoranti, parcheggi e servizi aggiuntivi come la Spa.

Un impatto ambientale senza precedenti per il paesino rivierasco, i cui abitanti guardano con preoccupazione anche a tutte le altre conseguenze che un resort di tali dimensioni porterebbe. Innanzitutto sulla viabilità, considerando l’inevitabile aumento di traffico: già ora, nei fine settimana, si rischia di impiegarci due ore per percorrere il tratto tra Como e Bellagio lungo la Lariana, strada fragile anche sotto il profilo idrogeologico. Con la nuova struttura, quanto ci potrebbe volere?

E poi, quale sarà l’impatto di un complesso di questo genere sull’ecosistema del lago? C’è chi chiama questa sponda “l’ombrosa riva orientale”, perché qui il sole batte meno che sulla parte occidentale. In certi punti, per alcuni mesi dell’anno, non arriva proprio, mentre nelle sere d’estate dipinge i monti con raggi dorati, prima di lasciare spazio alla notte.

Ville, ristoranti e hotel di lusso non mancano nemmeno qui, ma si tratta di un paesaggio a tratti selvaggio e più tranquillo rispetto a ciò che c’è dall’altra parte. Il silenzio e la quiete che circondano Villa Pliniana – capolavoro del Cinquecento - fanno parte dell’essenza stessa della villa, che in questo caso verrebbe avvicinata dal nuovo complesso, dicendo sostanzialmente addio al paesaggio che per centinaia di anni è stato conosciuto e apprezzato a livello nazionale.

Davvero, si sono chiesti in molti in questi ultimi mesi, è necessario insediare nuove strutture turistiche non rappresentate da piccoli alberghi, ma colossi su una superficie di 29mila metri quadri? Perché forse, come ha evidenziato il presidente Fai Marco Magnifico in un’intervista al Corriere della Sera «c’è il rischio concreto di trasformare il Lago di Como in un parco giochi per visitatori ricchi, snaturando la sua identità. Con il resort verrebbe sottratto qualcosa di prezioso alla collettività nazionale».

Non sono bastate a placare gli animi le parole del sindaco Rino Malacrida che ha ribadito come nulla sia ancora stato deciso, invitando nel contempo a posare lo sguardo anche su cosa si fa nei Comuni vicini perché, dice, il turismo è il futuro di questi territori. Ma quale prezzo dovrà essere pagato? Venerdì sera è stato organizzato dal gruppo di minoranza nel palazzo municipale un incontro pubblico con diversi interventi, per analizzare le conseguenze che il resort porterebbe in paese.

L’andamento della “pratica” spaventa, insomma. Già nei mesi scorsi, quando erano cominciate a filtrare le primissime indiscrezioni circa le intenzioni degli ennesimi investitori del lusso, si era costituito un comitato per «l’approfondimento e la conoscenza delle procedure e sensibilizzazione della popolazione». Gruppo che vede la partecipazione dell’Associazione Benzi di Agopik Manoukian, l’Associazione Chiave di Volta dell’architetto Darko Pandakovic, docente di architettura del paesaggio alla Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano, Italia Nostra con Fiammetta Lang, l’ex sindaco Giulio Sala, il promotore di eventi Roberto Borghi e Francesco Veronelli, componente della Commissione Paesistica dell’Unione Comuni.

La politica

Il caso, come avevamo già raccontato su queste colonne, è arrivato persino in Parlamento per mano dei deputati Devis Dori (Alleanza Verdi e Sinistra) e Angelo Bonelli (portavoce nazionale di Europa Verde) che hanno presentato un’interrogazione parlamentare sul tema. A ispirarla Elisabetta Patelli di Europa Verde di Como. E le risposte arrivate dal governo circa l’assicurazione che l’aspetto paesaggistico sarà valutato dagli esperti, non hanno certo rassicurato fino in fondo.

La questione è balzata sulle cronache nazionali e, come tutti i grandi temi, ha creato pareri contrastanti: chi vede nell’ipotetico resort di lusso un’occasione per lo sviluppo turistico del territorio e chi, invece, vuole preservare i valori della riva orientale, custode di tradizioni e fascino.

Di certo, si tratterebbe di una colata di cemento destinata a riportare alla ribalta una politica turistica che, a giorni nostri e con le sensibilità attuali, spaventa e preoccupa.

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