Quatar pass con... Davide Van De Sfroos, il cantautore del lago (Parte 2 di 3)

Seconda puntata Una bacca velenosa, il ricordo di una zappa e una macchina abbandonata: la musica può nascere così e sicuramente per Van De Sfroos ha molto a che fare con la vita. E poi cos’hanno in comune il lago e New Orleans?

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Ma la musica come nasce? O meglio, dove si trova una continua ispirazione musicale capace di sorreggere una carriera pluridecennale? E chi meglio di Davide Van De Sfroos per raccontarci il momento esatto in cui la vita diventa musica.

Nel corso di questa seconda puntata della video intervista realizzata a Villa Erba, prima del suo concerto, alla fine dell’estate. Sì, perché la musica di Van De Sfroos nasce proprio dalla vita e lo si capisce guardandolo passeggiare, sfiorare le cose con lo sguardo e riportare quello sguardo sulle corde della chitarra, trasformando tutto in canzoni: «Ovunque vai c’è una canzone pronta - ride, mentre si appoggia a un’auto trovata per caso e si prepara a cantare la sua “La machina del ziu Toni” - e vi garantisco che non abbiamo preparato lo scenario».

Nella sua musica non c’è solo il lago: i ricordi di un mondo che non c’è quasi più, visto con gli occhi di un bambino che guarda gli uomini lavorare la terra con la zappa, ma anche di un mondo lontano, al di là dell’oceano, come l'America.

»Quando sono andato a New Orleans ho capito che la gente di lì e la gente del lago hanno diverse cose in comune» racconta e se volete scoprire cosa mai possano avere di simile un paese lariano e una città della Louisiana, non vi resta che premere play.

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