A prova di ridicolo

Il tabloid britannico “The Sun” si è schierato a favore della “Brexit”, ovvero dell’uscita del Regno Unito dall’Unione europea. In attesa del voto referendario, in programma il 23 giugno, la mossa del “Sun” ha la sua importanza, perché trattasi di un quotidiano di larghissima diffusione, il secondo nel Paese per numero di copie: circa 2,2 milioni, un numero che, al solo accenno, fa scoppiare in lacrime gli editori italiani. Per anni il “Sun” è stato il quotidiano più venduto in Gran Bretagna: due anni fa ha perso il primato in favore del “Daily Mail”. Rimane comunque un colosso della stampa.

Può darsi che a far scivolare il “Sun” sia stato lo scandalo che nel 2011 travolse il suo settimanale gemello, “News of the world”: fu stabilito che, per procurarsi le notizie, il periodico ricorreva a metodi poco ortodossi, come tangenti e intercettazioni telefoniche illegali.

Oggi il “Sun”, sopravvissuto allo scandalo a differenza di “News of the world”, vorrebbe convincere i britannici a votare per il distacco dall’Europa. Una decisione importante, dalle conseguenze intricate e imprevedibili perfino per gli esperti di economia e finanza, che il giornale sostiene sull’onda del nazionalismo: «Senza europa torneremo a essere una potenza».

Il messaggio è convogliato al lettore nel bel mezzo di un notiziario che, solo ieri, comprendeva le lamentele di due soubrette per l’esito di operazioni di chirurgia estetica al seno, i particolari dello sbranamento di un bambino da parte di quattro alligatori, le foto della reazione allergica di una ragazza all’ortica, il video di un tale ubriaco che si sveglia in una camera d’albergo non sua e la “gallery” di un gatto obeso. Un cocktail tale da far sembrare riviste filosofiche le colonne più pettegole dei siti italiani.

Ognuno ha il diritto-dovere di pensare ciò che vuole sull’Europa e su ogni altro argomento, ogni giornale ha il diritto-dovere di annunciare le sue posizioni e i cittadini britannici hanno il diritto-dovere di votare come vogliono. Non si dica però che le nostre libertà sono oggi a prova di ridicolo.

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