Accettabile raffreddore

In una giornata intontita dalla febbre - il raffreddore del secolo che, come tuono insistente, si annuncia all'orizzonte con la sfacciataggine del visitatore indesiderato - non c'è altro rifugio se non la lettura.

È questa un'abitudine anche in giornate di temperatura corporea fresca e dinamica, intendiamoci, ma la lettura da acciacco è una cosa del tutto particolare: i concetti espressi dal testo prescelto sembrano penetrare nella materia grigia con più lentezza, forse affollandosi ai pochi neuroni rimasti attivi; eppure, una volta entrati, vanno nel profondo, precipitano come il mercurio del termometro si impenna, ristagnano sulla sabbia di ciò che sembra essere il centro della Terra.

Ecco perché riprendere in mano "Vite di uomini non illustri" di Giuseppe Pontiggia (1993) mi ha fatto un'impressione quasi schiacciante. Redatte in un linguaggio che le recensioni vorrebbero "giornalistico" (e magari lo fosse nella realtà), Pontiggia raccoglie 18 biografie immaginarie, dalla data di nascita a quella di morte, che pur nella loro straordinaria diversità trovano in comune il tratto dell'autoinganno, della sconoscenza di ciò che ha determinato le grandi svolte dell'esistenza, il compromesso e molto spesso la deviosità. Vien da precipitarsi alla penna di Pontiggia perché essa finalmente riveli di noi ciò che noi non vediamo, e viene nel contempo da scappare, perché una volta che il segreto fosse nero su bianco, allora sarebbe indelebile: una macchia eterna sulla nostra umana reputazione. La verità, e la malinconica ironia delle vite di Pontiggia, tanto immaginarie quanto obiettive come nessuna mai, mi ha addirittura turbato.

Ho provato sollievo, devo dirlo, quando ho voltato l'ultima pagina: potevo rituffarmi finalmente nell'incoscienza della mia giornata, forse della mia vita tutta. Un raffreddore anche epocale, mi è apparso tutto sommato un danno accettabile.

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