Almeno restiamo fuori dalla Terapia intensiva

Leggiamo ormai spesso di celebri “no vax” ricoverati in terapia intensiva. Questa considerazione merita secondo me due approfondimenti separati. Il primo riguarda il fatto che alcune persone abbiano raggiunto lo status di celebrità semplicemente opponendosi alla vaccinazione anti-Covid in virtù di argomentazioni presentate con iperboli necessariamente esagerate: in nessun altro modo, infatti, potrebbero distrarre il pubblico dalla pochezza dei ragionamenti che di solito finiscono per presentare.

Il secondo approfondimento riguarda più specificamente la pubblicazione, con dovizia di particolari, delle notizie relative ai loro ricoveri per Covid: intubamento, preghiere, conversioni (alla scienza) dell’ultima ora. Forse si pensa che queste informazioni abbiamo un effetto didattico (o dovremmo dire “terapeutico”) nei confronti di chi è tentato dal prestare ascolto ai profeti anti-vaccino. Chissà: magari funziona. Non certo nei confronti di chi è ormai mentalmente prigioniero delle fregnacce anti-scientifiche, ma almeno di chi tentenna, esposto come tutti ai confusi e contraddittori venti dell’informazione e della sedicente informazione.

A me pare però che nell’inseguire un convinto - e, grazie all’impazzimento sensazionalistico di certi media, perfino famoso - “no vax” fino alla soglia del Reparto di rianimazione, e qualche volta oltre, sia un sintomo del tremendo malanno sociale che viviamo, un effetto della polarizzazione delle opinioni - che l’una contro l’altra gridano senza davvero prestarsi ascolto - per cui “l’altro” rientra presto nella categoria del “nemico”, con il quale in realtà mai si discute, ma che sempre si tenta di sopraffare e, in ultima analisi, di eliminare.

Ecco dunque i “no vax”, o comunque vogliano essere chiamati, registrare con soddisfazione i ricoveri e perfino i decessi occasionalmente riscontrati in chi si è vaccinato, e i “sì vax” salutare con esultanza uguale e contraria gli effetti anche fatali del Covid in persone che hanno rifiutato le iniezioni.

Davvero c’è da spaventarsi se siamo diventati questo: gente capace solo di godere delle sciagure altrui, sinistri personaggi ai quali la sofisticata espressione “Schadenfreude” (in tedesco, il piacere provocato dalla sfortuna degli altri) va stretta, perché si dovrebbe parlare più propriamente di sadismo e di piccolezza morale.

L’informazione - quella ufficiale e quella improvvisata nei social e in mille altri canali liberi di mentire e di inveire - ci accompagna in una danza che conosciamo bene: quella che in un passo ci fa ridicoli e nel passo successivo ci trasforma in mostri. Ha creato nel giro di giorni personaggi da farsa come il dentista dal braccio al silicone per poi, alla scena successiva, precipitarci nel Grand Guignol, immergerci in scenari da guerra combattuta al fronte.

È difficile mantenere la propria salute mentale in tempi come questi: almeno cerchiamo di rimaner fuori dalla Terapia intensiva. In tutti i sensi.

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