Anca noi

I giornali riportano con la gusta enfasi la notizia dello straordinario intervento chirurgico effettuato, a Bologna, su una bambina di soli 17 mesi. Prima operazione del genere in tutto il mondo, alla piccola è stata impiantata una protesi dell’anca ancora prima che avesse imparato a camminare. A testimonianza del pieno successo dell’intervento la bimba, chiamata Zoe, ora cammina e si muove come tutti i suoi coetanei. Ho provato soddisfazione a leggere la notizia perché anch’io, modestamente, sono portatore di protesi d’anca e anch’io, a cinquantun anni, cammino e mi muovo come tutti i miei coetanei.

L’ingresso, suo malgrado, di Zoe nel Club dell’Anca Bionica, fa sì che, oggi, i membri di questo esclusivo consesso coprano età che vanno, appunto, dai 17 mesi ai 100 e passa anni. Bisognerebbe, a questo punto, organizzarsi per davvero: istituire un tesseramento, una convention annuale, manifestazioni benefiche, concorsi di bellezza per anche sinuose e artificiali e perfino gare podistiche: di velocità, scatto, resistenza e sfida allo svitamento.

La deriva, dopo tutto, sembra proprio essere questa. Da sempre piuttosto in voga tra gli umani, l’associazionismo sembra conoscere oggi una fortuna senza precedenti. Nulla di più facile, oggi, che “creare” una pagina Facebook e chiamare a raccolta persone sulla base di comunanze anche labili: amanti del Nesquik, gente che ha abitato a Milano dal ’65 al ’68, persone che possiedono l’autografo di Gegia, artisti che sanno modulare le parole “disservizio postale” con un rutto. Tra questi, noi dell’Anca Bionica faremmo la nostra figura anche perché, appartenendo il nostro gruppo all’insieme delle associazioni di coloro che hanno affrontato malattie varie, sottoinsieme dei pazienti chirurgici, saremmo anche in grado di attirare quel tanto di compassione che non guasta. La chiamata, confratelli bionici, comincia qui. In gamba, amici, e gridiamolo forte: ci siamo anca noi!

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