Crediti e cadaveri

Forse saprete (o forse no: perché dovreste?) che da quest’anno anche i giornalisti sono tenuti ad assolvere l’obbligo della Formazione professionale continua (Fpc). In conseguenza di ciò, ogni iscritto all’Ordine deve frequentare corsi di aggiornamento in modo da ottenere, nel triennio, 60 crediti formativi, di cui almeno 15 all’anno.

Per quanto non mi si conosca un temperamento ribelle, sono tentato dall’ignorare questo obbligo e vorrei esporre qui le ragioni del mio rifiuto.

Ragione n.1: sono pigro. Ragione n.2: siccome nel linguaggio quotidiano di redazione i “crediti” spesso diventano “punti”, da mesi vivo circondato non più da colleghi ma collezionisti in cerca del premio finale (una pentola a pressione, se ho inteso bene). Ragione n.3: la professione ha superato da un pezzo la necessità di corsi d’aggiornamento e abbisogna piuttosto di rianimazione artificiale.

L’urgenza di una simile, drammatica procedura la si riscontra in tanti casi. Mi limiterò a citarne uno, riportando uno stralcio dell’editoriale pubblicato giorni fa da un quotidiano lombardo (non importa quale quotidiano - non è questo, comunque - e neppure importa l’autore del pezzo):

«...Salvini ha anche lui cambiato verso al modo di fare politica. Nessuna ospitata tv rifiutata, se hai bisogno di sapere in tempo reale la sua opinione sul tema di quell’ora della giornata il cronista ’legologo’ va su Facebook e trova la risposta. Un bel copia e incolla, telefonata e fatica risparmiate, e quel che pensa la Lega lo sai subito. Finiti i tempi delle lunghe attese sull’asfalto di via Bellerio...»

Scrivere un editoriale per elogiare Salvini è più che legittimo, ma se, nel contempo, si sente il bisogno di celebrare la comodità del “copia e incolla” e si rivendicano addirittura, tra nostalgia e sentimento, le ore spese in strada a mendicare la battuta di un politico invece che a cercare notizie, vuol dire che la categoria si è rassegnata a una fine ormai troppo prevedibile. Non basteranno 60 crediti a salvarla. Non ne basteranno seimila. I cadaveri non si aggiornano, purtroppo: si seppelliscono.

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