Da Colombo a Cambronne

Ancora una volta, lasciamo che l’Ansa ci racconti qualcosa: «L’Italy America Chamber of Commerce di New York si oppone con forza a chi negli Stati Uniti (in un delirio di “correttezza politica”, ndr) vorrebbe “cancellare” la figura del più grande navigatore della storia e ha istituito il comitato “Giù le mani da Colombo”. Il comitato intende farsi promotore e capofila delle tante realtà italiane e italoamericane che stanno vivendo gli attacchi alla figura di Colombo anche come un attacco alla loro storia e alla loro cultura».

La furia iconoclasta che ha spinto alcuni zelanti (?) cittadini americani a distruggere statue dedicate a Colombo in nome di una presunta ripulitura della memoria storica degli Stati Uniti, non potrebbe mai sottrarsi al ridicolo, ma forse potremmo costringerla a ispirarci una riflessione. Fino a che punto è possibile - e giusto - spingere il “politicamente corretto” per evitare che, paradossalmente, finisca per confluire nel suo contrario? Io non mi oppongo per principio a certe imposte cautele: laddove il pregiudizio è radicato e pericoloso, per rimuoverlo tutto è utile e certe delicatezze linguistiche, pur senza andare al fondo del problema, ci aiutano a tenerlo presente. Ma l’accanimento contro Colombo è così ottuso e stupido da convergere immediatamente verso l’opposto esatto della sua natura: l’ignoranza espressa con la violenza. Cioè qualcosa alla quale varrà sempre la pena opporsi a voce alta passando, se il caso, da Colombo a Cambronne.

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