Disfare chiarezza

Ci sono espressioni perfettamente innocue che, in certi contesti, acquisiscono immediatamente una carica di assurdità o di involontario umorismo, persino di comicità. Una di queste espressioni la si può trovare nel documento di 64 pagine, in italiano, messo online nei giorni scorsi dagli amici dell’Isis. L’espressione è: «Fare chiarezza».

Il documento diffuso ha come dichiarato intento proprio quello di «fare chiarezza» sulle finalità ultime del Califfato islamico. C’è scritto così: «Fare chiarezza».

Se l’Isis sente il bisogno di «fare chiarezza» è perché, evidentemente, fino a oggi la sua attività e la filosofia che le anima sono state travisate. Noi pensavamo fosse una forza ostile, molto violenta, di stampo terroristico, mossa da un fanatismo, più che religioso, dettato da un profondo risentimento per l’Occidente. Ci sbagliavamo, evidentemente: tanto è vero che l’Isis, tra una decapitazione e l’altra, ha sentito il bisogno di «fare chiarezza»

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Debbo confessare che non ho portato a termine la lettura delle 64 cartelle ma, a una scorsa, parrebbe che l’Isis sia in realtà un’organizzazione no profit intesa alla diffusione delle barbe in zone desertiche. In alternativa, gli adepti del Califfato si dilettano nel fare caroselli con i pick-up sventolando bandiere, non diversamente da come farebbero i tifosi della Derthona in caso di promozione. E noi che ci preoccupavamo per i prigionieri in gabbia, le decapitazioni e i mille e mille reportage che riferiscono di indicibili violenze!

Diciamolo: come al solito, è colpa dei media. Essi hanno una particolare tendenza a «disfare chiarezza». Se ne lamentano sempre tutti: i partiti, le associazioni di categoria, gli allenatori di calcio, i romanzieri, i registi cinematografici, gli attori di teatro, i pittori, gli industriali e i sindacalisti. E allora pretendono tutti di «fare chiarezza», proprio come i signori dell’Isis. Accettate un consiglio - uno solo! - da un giornalista: diffidate da chi vuol fare chiarezza.

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