Euro, dove sei?

Nella tastiera del mio computer trovo facilmente il simbolo del dollaro. Batterlo è questione di un secondo: $. Trovo anche il simbolo della cara vecchia sterlina inglese: £. Altro secondo e altra moneta corrente. Non trovo invece il simbolo dell’euro. Dove sarà finito?

 Per rintracciarlo, nel software che uso scrivendo la rubrica, devo accedere a un menu che si chiama “Strumenti” e selezionare la voce “Mappa caratteri”. Si apre un riquadro che, come i vecchi cassetti della cucina, contiene di tutto: un pezzo di spago, rotoli di nastro adesivo quasi esauriti, un cacciavite, una bolletta della Stipel e, appunto, tutti i “caratteri” che si usano meno spesso, per non dire mai. C’è “¥” che è il simbolo dello yen giapponese, c’è tutto l’alfabeto cirillico, tutto quello arabo, lettere munite di dieresi, sbarre, accenti spericolati e perfino un segno intricatissimo che, mi dicono, nell’alfabeto gujarati sta a indicare “due cerbiatti che si accoppiano sulla riva di un ruscello nella notte di luna piena”. In fondo a tutto, ormai verso l’uscita, ecco il simbolo reietto: “€”.

 In base a questa piccola dimostrazione, è forse facile rendersi conto perché l’euro non ha avuto precisamente quel successo che, nei suoi primi anni di vita, molti gli avevano pronosticato. Qualcuno, una decina d’anni fa, si chiedeva se mai avesse potuto soppiantare il dollaro americano quale “moneta di default”, riconosciuta ovunque, materia di scambi ufficiali e non, valida, al pari dell’oro, quale insegna onnipresente del valore economico. Oggi è chiaro che la risposta è no. Con l’euro in costante discesa rispetto al dollaro, ci rendiamo conto che il mancato status della nostra moneta corrisponde alla mancata affermazione dell’Europa quale potenza mondiale, arbitro economico, bullo militare e leader culturale.

 Un buon motivo per uscirne e riprendere la strada dell’ egoismo nazionalista? No, ma l’occasione per riflettere sul fatto che costruire qualcosa di universale è davvero molto difficile. Soprattutto quando si fa pure fatica a scriverlo.

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