Futuro volante

Doveva succedere e dunque è successo. Un tale si è messo a giocare in giardino con un drone. L'apparecchietto ha preso il volo e ha ronzato qui e là per qualche minuto. Poi un vicino lo ha abbattuto con una schioppettata. La causa per danni è in corso: il titolare del drone vuole 850 dollari, il titolare dello schioppo è disposto a riconoscere zero.

Tutto questo sembra normalmente moderno, in realtà è bizzarramente antico: i vicini litigano da sempre e un drone è soltanto un nuovo pretesto per esercitare il venerabile sport della malsopportazione. Immagino però che se la tecnologia dei droni diventerà di massa, la conflittualità umana, al momento esercitata al suolo, si trasferirà a qualche metro di altezza. Ci saranno questioni di precedenza dei droni, di parcheggio, di transito. Le assicurazioni dovranno occuparsi di tamponamenti volanti e di incocciate a mezz'aria e il Parlamento dovrà decidersi ad aggiornare le regole dell'Enac, l'ente che presiede all'aviazione civile. Naturalmente, si trasferirà in cielo anche la valenza sociale e psicologica sostenuta, oggi, dalle automobili. Sulle nostre teste ronzeranno droni station-wagon per famiglie numerose, piccoli droni smart per lo svolazzamento urbano, ingombranti dronazzi a quattro eliche motrici con cui le mamme andranno a sorvegliare i figli a scuola, scattanti droni sportivi e droni Euro 0 che dovranno superare la revisione ogni anno a Malpensa. Ai droni verranno associate riviste specializzate, programmi tv e, non è escluso, gare sportive: immagino una Formula 1 volante tenerci inchiodati alla tv, con telecamere a bordo e pit stop per il cambio in corsa delle eliche.

Tutto questo sembra il delirio di un annoiato notista ma forse non lo è: trovato un nuovo territorio da insediare, l'uomo lo insedia in tutti i modi che conosce. Non si vede perché i droni dovrebbero fare eccezione. In altre parole: siamo pronti a trasferirci in cielo. Se il cielo è pronto ad accoglierci, questa è tutta un'altra questione.

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