Greta & C. meritano critiche non sarcasmo

E così, a quanto pare, un bel po’ di gioventù si è ritrovata a New York per manifestare davanti alle Nazioni Unite sul cambiamento climatico e sulle iniziative (o meglio, sulla mancanza delle medesime) per contrastarlo. Tra i partecipanti più attesi, naturalmente, la giovanissima Greta Thunberg, giunta nella metropoli americana dopo una traversata a vela dell’Atlantico.

Senza entrare nel tema della protesta, va osservato che Greta e i giovani riuniti a New York hanno raccolto, insieme a tante manifestazioni di apprezzamento e sostegno (l’attivista svedese è stata ricevuta tra gli altri dall’ex presidente Usa Barack Obama), anche parecchie critiche. Il che, ovviamente, ci sta: ogni opinione, specie se espressa in termini appassionati o addirittura perentori, deve prepararsi a essere contraddetta, attaccata, perfino fatta a pezzi.

Delle tante osservazioni biasimevoli piovute sui giovani ambientalisti, molte sono apparse franche e dirette, altre oblique e scivolose (il solito “benaltrismo”, il solitissimo “cui prodest?”): ad associarle, non sempre ma spesso, robustissime dosi di sarcasmo.

Quest’ultimo è figura retorica immancabilmente sgradevole perché attacca le persone e attaccando le persone è impossibile essere eleganti. L’ironia, al contrario, arriva al sublime: risparmia gli individui e fa dello humour sulle situazioni. Oltre che illuminante, non di rado diventa educativa.

Il sarcasmo no: è come un tuffatore che si libra dal trampolino spinto forse da un guizzo dell’intelligenza, ma subito precipita sgraziato e atterra di pancia in uno spruzzo eccessivo. La forma peggiore di sarcasmo, poi, è quella che vien fatta calare sui giovani da persone mature, ben collocate nella società, per così dire, le quali, non contente di impartire lezioni e lezioncine, sparano malevoli proiettili umoristici da arrugginite spingarde mentali.

Prendere in giro l’idealismo, calunniarlo, sminuirlo e, in generale, dismetterlo come ottuso e ridicolo, non è insomma una bella cosa. Se non altro, però, ci procura qualche utile informazione. Non sugli idealisti, beninteso, i quali non è detto che abbiano ragione, ma vanno rispettati nel loro slancio, nel desiderio di coltivare la passione per le opinioni, quanto sui maturi signori di cui sopra. Costoro, nel momento in cui sganciano le loro grevi battute, dovrebbero sentire squillare un campanello d’allarme, segnale inequivocabile che, per loro, è giunto il momento di prendere gravi decisioni. Anzi, una sola inequivocabile decisione: quella di farsi da parte.

Tanto per incominciare, i giovani oggetto del loro sarcasmo non si sognano neanche di ascoltarli e, se li ascoltano, non pensano neanche per un secondo di cambiare idea: sbaglieranno, quando sbaglieranno, soltanto con le loro forze. Inoltre, con una strategica uscita di scena si limita la brutta impressione lasciata al mondo: un vantaggio da non trascurare. Come andarsene è solo questione di scelta: morire è certo un sistema infallibile, ma ci sono alternative meno drammatiche. L’importante è che taccia finalmente la brutta voce del sarcasmo di mezz’età: dopo tutto, i tromboni più irriducibili troveranno senz’altro modi diversi di rendersi ridicoli senza passare per miserabili.

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