Guardarsi in faccia

Potrà sembrare incredibile a chi ha meno di vent’anni di età ma una volta, quando l’invenzione del fuoco era ancora giovane e i programmi in televisione incominciavano alle cinque del pomeriggio (prima, i ragazzi dovevano fare i compiti), la gente non aveva i telefonini e di conseguenza non aveva i giochi in essi installati. Pertanto, quando doveva far passare il tempo, escogitava altri sistemi, alcuni dei quali - tutto vero! - prevedevano il coinvolgimento di estranei.

Una di queste attività - passatempi ludici possiamo chiamarli - consisteva nel guardarsi negli occhi il più a lungo possibile: il primo che scoppiava a ridere perdeva. Era ammesso cercare di indurre l’avversario allo sghignazzo producendosi in buffe smorfie.

Tutto avremmo immaginato, allora, tranne che il giochino potesse diventare spunto per una ricerca scientifica. È successo, invece, e all’Università di Urbino. Gli studiosi hanno portato l’esperimento all’estremo, invitando coppie di volontari a guardarsi negli occhi per un tempo relativamente molto lungo - oltre i dieci minuti - ottenendo, con loro stessa sorpresa, risultati straordinari.

Altro che risatine trattenute e buffe smorfie: alla lunga, l’esercizio di fissare il prossimo negli occhi induce «stati di alterazione della coscienza». Non diversamente dalle conseguenze derivanti dall’assunzione di droghe allucinogene, i volontari hanno riferito di aver fatto esperienza di una diversa percezione dei colori e, in parecchi casi, di aver visto il volto davanti a loro deformarsi in maniera grottesca. Alcuni hanno detto di aver visto animali oppure creature mostruose, mentre altri si sono trovati davanti ai volti di parenti defunti.

Vien da chiedersi che cosa sarebbe successo se l’esperimento fosse stato effettuato, invece che con facce estranee, davanti allo specchio. Qualcuno avrebbe avuto l’occasione di vedere il mostro che, con il tempo, è diventato. E avrebbe desiderato tornare, ancora una volta, al tempo in cui guardare le facce era solo un gioco.

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