I non politici

I politici non piacciono più a nessuno. Forse non sono mai piaciuti ma oggi non c’è scampo: chiunque si presenti sotto questa etichetta è destinato a raccogliere soltanto antipatia. L’unica speranza che un politico ha di piacere alla gente sta nel convincerla di non essere un politico. «Non sembra un politico» è dunque il complimento (?) più ambito dai politici.

Accade che personaggi oggettivamente discutibili o palesemente incapaci si affaccino con successo alla politica proprio perché non “sembrano” politici. Possono sembrare qualunque altra cosa - uomini d’affari, comici, venditori di enciclopedie, attori - ma politici mai: sembrare un politico è la fine per qualunque politico.

Viene il sospetto che questo disdegno per i politici possa nascere da un luogo comune ma, a ben guardare, non è così: più di scava nel passato e più emergono le vergogne della categoria.

Prendiamo Richard M. Nixon (1913-1994), 37° presidente degli Stati Uniti. Passato alla Storia per lo scandalo del Watergate, negli ultimi anni il suo profilo di politico si era avviato a una timida riabilitazione. Oggi, però, gli è stato inferto il colpo di grazia. Accade che dalle carte del suo più fidato assistente, H. R. Haldeman, emerga un appunto fatale: nel 1968 Nixon ordinò allo stesso Halderman di “monkey wrench” (un’espressione che sta per “sabotare”) gli sforzi dell’allora presidente Lyndon B. Johnson per chiudere la guerra in Vietnam. Nixon temeva che un eventuale successo del tentativo di pacificazione potesse dare un vantaggio al suo avversario, il vicepresidente Hubert H. Humphrey, nella corsa per la Casa Bianca.

Sabotare un colloquio di pace per calcolo elettorale pare un esercizio di criminale cinismo difficile da concepire perfino oggi. Non è vero: nulla è cambiato. Ancora, infatti, si insegue il potere per il potere e fino a quando le cose staranno così tutto è possibile e ogni trucco ammesso. Compreso quello di mascherarsi da non politici.

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