Ieri e oggi

La risposta alla domanda che non ho ancora fatto è questa: perché è facile e di sicuro effetto. La domanda, invece, sarebbe: perché mai certi siti, segnatamente quello del Corriere della Sera, manifestano un perfido interesse nei confronti del tempo che passa sottolineando i segni che lascia sulle facce della gente?

Soltanto ieri, il sito di cui sopra presentava in bella vista due “gallery”. Nella prima era possibile ammirare le vallette del festival di Sanremo (l’edizione 2015 incomincerà il 10 febbraio) com’erano e come sono: fresche, belle e truccate ai tempi della loro comparsa all’Ariston, sfiorite, umane e sempre truccate oggi, sorprese per strada, in qualche serata o in situazioni altrimenti occasionali. La seconda gallery riservava lo stesso trattamento ai calciatori: una serie di fotografie scattate al culmine della carriera dei campioni - riquadri in stile Panini che a malapena contengono l’energia dell’atleta, pronto a scattare sul campo un istante dopo il “clic” -, messa a paragone con una serie di immagini attuali: purtroppo non sempre il giocatore (come chiunque) invecchia bene e a volte il confronto, se non imbarazzante, è un poco triste.

In tutto ciò, vien da chiedersi: perché? Non si tratta di ergersi a difensori della privacy di chi alla privacy ha rinunciato nel momento in cui sì è consegnato a un mestiere legato alla fama. La questione è invece connessa al piacere, un tantino perverso, di sottolineare, tramite il salto cronologico tra due immagini, il lavorio del tempo sui corpi. Ripeto la risposta: perché è facile. Oggi gli archivi sono digitali e basta cercare, per dire, Lorella Cuccarini per trovarla nelle versioni Sanremo 1995 e Casalinga (o quasi) 2015. Il resto lo fanno i lettori, ovvero noi tutti: sempre un poco crudeli, in fondo, come quei pettegoli di piazza che, al ritorno di qualcuno in paese, controllano quanto è diventato vecchio. Un giochino molto efficace. Sorprende che il Corriere non lo faccia su se stesso, paragonando le prime pagine di ieri con quelle di oggi. Ma si ha l’impressione che, in fatto di smagliature, ai giornali convenga più mostrare quelle delle vallette.

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