Ieri virologo, oggi stratega e domani è un altro giorno

C’era un tempo, ormai remoto, in cui nelle prime pagine dei giornali “faceva titolo” il rifiuto dell’Udeur di votare un emendamento, o i malumori della lista Dini circa un posto da sottosegretario promesso e non assegnato. Ancora prima, trovavano spazio nei notiziari le dichiarazioni di Tanassi e di Ferrari-Aggradi e pareva una catastrofe la contrarierà dei dorotei a un’apertura verso il Psi.

Oggi, dopo le bombe troviamo la pandemia, e sotto la pandemia ancora bombe e poi di nuovo pandemia. Il problema, secondo me, è che trattiamo le une e l’altra con la stessa disinvoltura con cui, un tempo, il pastonista di Montecitorio - uno su tutti, Vittorio Orefice dall’immancabile papillon - riferiva della relazione in Consiglio dei ministri di Mariano Rumor.

Anzi, allora nel trattare dei potenti e dei partiti di riferimento si usava maggior cautela e, certamente, un grado di deferenza in più. Cautela e deferenza - non verso in partiti, ne facciamo a meno, ma verso la verità o quantomeno la verosimiglianza - che non notiamo in chi racconta di possibili catastrofi nucleari, di Terze guerre mondiali, di reggimenti che calpestano l’Europa e di carrarmati che parcheggiano in piazza Duomo.

Sono tempi gravi e forse un po’ di gravità sarebbe adatta ai tempi. Il linguaggio dell’informazione mi pare invece poco grave, nel senso proprio di serio e ponderato. Tira un po’ all’effettaccio, diciamo, come se davvero fosse necessario alzare i toni davanti alla tragedia in corso.

Sarà perché le fonti sono quelle che sono - dalle parti in causa di un conflitto tutto ci si può aspettare tranne che obiettività -, ma la responsabilità è anche di chi le indirizza e le rilancia senza precisare quale sia il loro gradiente di attendibilità.

Perché preoccuparsene? Tanto una cosa cancella l’altra, la rimpiazza e la supera, ogni volta premendo sui tasti della nostra suscettibilità. Alziamo la testa per inorridire davanti alle immagini di un ospedale bombardato e un momento dopo temiamo per le radiazioni che potrebbero filtrare da una centrale nucleare, quindi raccogliamo sgomenti l’ennesima dichiarazione ostile di Putin per poi venir diretti senza soluzione di continuità verso un video di Zelensky. Solo quando ci sorprendiamo a leggere un tweet di Capezzone comprendiamo quanto il generale quadro psicologico sia ormai compromesso.

Perfino chi fa propaganda, e certo non avverte alcuna responsabilità nei confronti del vero e dell’onesto, combina pasticci grotteschi. Pochi giorni fa fonti russe sono riuscite a dare contemporaneamente due versioni diverse del bombardamento dell’ospedale pediatrico: «Non abbiamo bombardato nessun ospedale» diceva la prima, «Abbiamo bombardato un ospedale che ospitava nazisti» si sovrapponeva la seconda.

In questo territorio pasticciato, non sorprende che emergano strateghi fai-da-te, così come appena qualche settimana fa spuntavano virologi improvvisati. Il bello è che nessuno può prevedere oggi cosa sarà domani - fisico nucleare, esperto in genetica, consigliere militare, economista, capo di Stato, Papa - ma senza fallo al momento buono lo sarà.

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