Il fuori onda

Si può dire che me le vado a cercare. Tenete conto, però, che scrivere è l’essenza stessa dell’“andarsele a cercare”. Ogni riga provoca nel prossimo una reazione, sia essa di interesse oppure di indifferenza (meglio: noia), mai lo lascia in uno stato neutro. Io però faccio di più: in cerca di spunti per queste note, vado “a cercarmela” anche nella vita. Come quando accosto la signora Malinpeggio per una chiacchierata.

Armata di vis polemica e di pessimismo cosmico, la signora va sempre presa con le molle. Si astengano anime sensibili e amanti del politicamente corretto. E tuttavia non c’è argomento sul quale non sappia gettare una luce originale. Facciamo un esempio.

La incontro dal panettiere. In attesa di essere servito, guardo sul telefonino la Regina d’Inghilterra che, in un “fuori onda”, sparla degli ospiti cinesi: «Sono stati maleducati con l’ambasciatore».

«Sempre con il naso lì dentro» esordisce la signora. «Che cosa mai spera di trovarci?»

«Nella circostanza» replico io un tantino irrigidito, «un interessante “fuori onda”»,

«Traduca per noi ignoranti».

«Dicesi “fuori onda”» attacco con il tono di chi spiega la relatività a un calabrone, «un brano di registrazione audio/video catturato a insaputa di qualcuno. In questi frammenti, si ascolta ciò che la gente dice quando non sa di essere registrata. Commenti e giudizi escono senza filtro. Qualcuno, come la Regina, pensa di parlare in regime di riservatezza e invece si ritrova la sua uscita spiattellata dappertutto».

«Lei che cosa pensa di questa pratica»?

«Ovviamente è riprovevole. Però, nel caso dei potenti, forse è il caso di prevedere un’eccezione».

«E nel mio caso? In fondo lei fa la stessa cosa con me: io parlo e lei, quando le gira, pubblica».

«Sì, certo... Però... Però...»

«Non si agiti. A me sta bene. A differenza dei fuori onda, quando parlo io la figura del fesso la fa lei».

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