Il grande pennello

Ci voleva un ometto della sensibilità di Donald Trump per sganciare la “Madre di tutte le bombe” nel bel mezzo della Settimana santa: un festoso petardone che non solo i cristiani, ma anche tutti coloro che hanno a cuore una forma di spiritualità, avranno certamente apprezzato. D’altra parte, guardi il Donald e due parole spontaneamente salgono alle labbra: “classe” e “tatto”.

Non che i destinatari del petardone - i gentiluomini dell’Isis a quanto pare - meritino simpatia e condoglianze: cancellare questo sottoprodotto del fanatismo e dell’ignavia strategica occidentale è missione, ancor prima che nobile, necessaria alla dignità umana. Se alla bisogna occorre anche un po’ di tritolo, sia pure.

Resta il fatto che, giusto per Pasqua, siamo entrati in uno scenario globale (verrebbe da dire: un nuovo livello del videogioco) in cui per risolvere i problemi grandi si impiegano utensili grandi: un costrutto mirabilmente espresso, peraltro, dal famosissimo spot di una marca di pennelli. Peccato che la stessa pubblicità provvedesse immediatamente a smentirlo: per dipingere la parete grande non ci voleva un pennello grande ma un grande pennello. Purtroppo per noi, essendo americano, Trump non ha avuto accesso alla saggezza del carosello e dunque lui i problemi grandi pensa di risolverli col petardone grande. Ordigno che presto, se abbiamo capito bene, potrebbe usare contro la Corea del Nord, affidandosi anche qui alla raffinatissima strategia che postula come, dando una scorlita all’albero, qualche mela dovrà pur cadere.

A noi non resta che prendere atto di come, in coincidenza con la Pasqua, la civiltà umana pervenga a un ammirevole distillato di saggezza: i problemi si risolvono a martellate. Tutto il resto è debolezza, buonismo e in ultima analisi onanismo mentale. Del quale però, tra attentati e bombardamenti, incominciamo vagamente a sentire la mancanza.

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