Il meglio di noi

Nel due giorni di vacanza che la Pasqua ci ha concesso - la Pasqua propriamente detta e il Lunedì dell’Angelo - ho avuto modo di osservare un cambiamento (in meglio) dei social network. Poiché i network non sono altro ciò che di social ci si mette dentro, è forse legittimo credere che il miglioramento sia intervenuto nella collettività in generale: in questi due giorni “liberi”, ha infatti espresso se stessa con interventi più rilassati e ragionevoli del solito.

A un rapida ricognizione, i miei account di Facebook e Twitter presentavano, ieri, meno accorate indignazioni e più gattini, meno tonitruanti denunce del “malaffare” e più bambini con la faccia impiastricciata di cioccolato, meno sarcasmo elettorale - quasi sempre scontato - e più tavolate intorno alle quali, a pranzo terminato, pance e palpebre sembravano ispirate a un torpore, nonostante il tempo grigio, quasi messicano.

Secondo me, un netto guadagno. Non perché opinioni di carattere generale - politico e sociologico - non meritino residenza sui social, ci mancherebbe, ma perché parlare di torte salate, cuccioli e gattini ci riesce meglio che tromboneggiare di Siria o Ucraina.

Non intendo, con questo, dire che le nostre opinioni in fatto di politica nazionale o internazionale non abbiano valore. Solo che, nei giorni in cui ci muoviamo trascinati dalla corrente del lavoro e degli impegni, circondati dai richiami a getto continuo dell’informazione, dimentichiamo come, per fortuna, la nostra dimensione più congeniale, più rilassata e, in una parola, più naturale, sia pur sempre quella domestica. Non c’è da vergognarsene e non vale separare se stessi nella versione “lavorativa” e in quella “festiva”. Quando abbassiamo le difese, infiliamo le pantofole e ci addormentiamo sul divano con la pancia piena stiamo semplicemente dando il meglio di noi stessi. È quello che dico sempre a mia moglie, quando mi sveglia perché la aiuti a lavare i piatti.

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