Il mostro banale

Papa Francesco, ieri, ha parlato di noia. Lo ha fatto riferendosi alle difficoltà incontrate da chi sceglie il sacerdozio. Queste le sue parole, come riportate dai media: «Anch’io sono passato attraverso i momenti di tristezza che a volte ci colgono nella vita sacerdotale, in cui tutto sembra oscurarsi e la vertigine dell’isolamento ci seduce, quei momenti apatici e noiosi».

Non intendo certo addentrarmi nelle “vertigini” di vite consegnate a un impegno per certi versi eroico. Vorrei soltanto approfittare di un abbrivo tanto autorevole per occuparmi di un sentimento - ma sarà giusto chiamarlo così? - molto sperimentato, ma poco analizzato: la noia, appunto. Qualche volta mi viene da pensare che la noia sia lo stato d'animo per eccellenza a cui l'uomo è consegnato. Felicità, ira, euforia, tristezza: sembrano, queste, tutte condizioni in cui ci troviamo, per così dire, un po' fuori da noi stessi. I sentimenti estremi ci portano a modificare i nostri confini: torniamo da un dolore intenso mostrando, nel carattere, una dolcezza che prima non ci era conosciuta e, allo stesso tempo, un'indifferenza che potrebbe spaventarci. Dalla gioia, invece, usciamo con una razione di fiducia: per nulla inesauribile, però, pronta a lasciare il posto alla nostalgia, o almeno a una forma soave di malinconia.

Ma la noia? La noia è la sensazione più facile a risvegliarsi in noi. Basta abbandonarsi un momento, basta sottrarsi ai tanti stimoli che, anche se non vogliamo riconoscerlo, sono fatti apposta per tenerla a bada e soffocarla, ed eccola che arriva. Si tollerano dolori atroci meglio della noia. Per essi abbiamo più forza d'animo. La noia invece la scacciamo come si fa con una mosca, rinviando ogni volta l'appuntamento con la parte più grigia, ma anche più vasta, di noi stessi. Chissà come dev'essere il trovarsi faccia a faccia con questo mostro banale: avvicinarsi a esso significa diventarsi mano a mano più insopportabili. Si può pensare a una sfida più difficile? Secondo me ci vuole un bel coraggio ad annoiarsi.

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