Il naso di Stato

Scriveva l’Ansa l’altro giorno che «la Procura di Palermo si appresta a chiedere il rinvio a giudizio per Matteo Tutino, ex primario della Chirurgia plastica dell’ospedale Villa Sofia di Palermo e medico personale del governatore Rosario Crocetta, finito ai domiciliari, a giugno, per truffa, falso, peculato e calunnia».

Attendiamo, naturalmente, la fine del processo prima di stabilire se il dottor Tutino è colpevole o meno delle accuse a suo carico. A livello psicologico, la foto scelta dall’Ansa a corredo dell’articolo non lo aiuta: nello scatto, Tutino lascia vedere, tra i lembi del camice, una maglietta con la scritta «Sono partigiano della Costituzione». Quasi impossibile dissimulare timore per i rischi corsi dalla Carta nelle mani di un chirurgo specializzato in interventi estetici non propriamente istituzionali.

Tornando al processo, le accuse sono serie: il medico, riferisce il sito di Repubblica, avrebbe eseguito «numerosi interventi chirurgici» dissimulando «l’attività libero professionale di natura estetica, non consentita presso le strutture ospedaliere pubbliche». «Per gli interventi di chirurgia estetica effettuati nell’ospedale pubblico» il medico si sarebbe fatto pagare «un compenso non dovuto dai pazienti, celandolo quale corrispettivo per prestazioni post operatorie (medicazioni), oltre a richiederne il rimborso al Servizio Sanitario».

Come già detto, spetterà al processo stabilire se tutto ciò e vero oppure no. Supponiamo però - in via del tutto teorica - che qualcuno, in Sicilia o altrove - se ne vada in giro con un naso rifatto col denaro pubblico, un naso di Stato per così dire, e avremmo l’occasione, superato il legittimo sdegno, di celebrare forse la più perfetta metafora mai tentata per rappresentare questo Paese, corrotto dentro e ben modellato in superficie. Bello e affascinante, certo, ma spesso a spese altrui.

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