Il nostro colore

Resto sempre affascinato quando qualcuno tira fuori dall'archivio fotografie a colori che dovrebbero essere in bianco e nero. Mi spiego. Nell'epoca in cui nella fotografia e il cinema dominava il bianco e nero e fotografi e cineasti avevano sviluppato abilità virtuose nello sfruttarlo, qualcuno già sperimentava il colore e con risultati anche eccellenti. Di tanto in tanto, oggi, emergono quegli esperimenti che ci mostrano a colori avvenimenti di anni lontani che ci aspetteremmo di veder documentati in bianco e nero. Che cosa cambia?, chiederete voi. Che cosa potrà mai rivelare il colore che il bianco e nero ha nascosto? Soprattutto, che differenza potrà mai esserci tra un rosso del 1944 e un rosso del 2014? Così a occhio, nessuna.

Avete ragione. Differenze concrete non ce ne sono. Differenze poetiche, se permettete, a migliaia. Parlavo del 1944 non a caso. Il sito della rivista “Life” ha da poco messo online una galleria di immagini scattate appunto in quell'anno: un reportage che segue l'avanzata degli Alleati verso Roma. Le foto colgono un'Italia polverosa, cotta dal sole di primavera, sbrindellata e traforata, come sbrindellate e traforate erano le facciate delle case, investite da stormi di proiettili. Sulle prime sembra di guardare foto di scena da un film ma anche la più meticolosa messinscena non potrebbe arrivare alla perfetta casualità del reale, non saprebbe collocare il dettaglio incongruo di un fazzoletto troppo bianco o inventare la commovente bellezza delle macchie di papaveri, grazie alle quali abbiamo l'impressione che il teatro della guerra si sia spostato all'interno di un quadro impressionista. I colori del 1944, insomma, tornano come liberati dalla lampada di Aladino. Per tanti anni soffocati dalle ombre, riemergono per suonare il loro spartito di emozioni. Grazie a loro l'Italia di 70 anni fa ci sembra più vicina, più nostra, più sentimentalmente reale. Una conquista e un arricchimento che, per chi nonostante tutto ama questa terra, non ha prezzo.

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