Il più intelligente

Se per caso qualcuno fosse in cerca di fondati motivi d’orgoglio nazionale, sarà forse lieto di apprendere che, a quanto pare, in testa alla classifica delle persone più intelligenti di sempre c’è un italiano. Per la verità, il genio in questione non era proprio italiano perché ai suoi tempi, siamo nel Quattrocento, un’Italia in senso politico non esisteva ancora. Esisteva però un’Italia geografica, ovviamente, e anche un’Italia culturale e Leonardo Da Vinci apparteneva a entrambe: secondo la classifica di cui sopra - stilata confrontando una serie di studi intesi a stabilire, a posteriori, i Qi (Quoziente d’intelligenza) dei grandi geni della storia e includendo altre indicazioni di merito - nessuno è mai stato dotato di una gamma altrettanto ampia di talenti.

La classifica (ventiquattro posizioni in tutto) comprende nomi ben noti: tra gli altri, Aristotele, Platone, Newton, Shakespeare, Einstein, Galilei e Cleopatra. Sarete sorpresi di non trovare nell’elenco i segretari di certi partiti, ma tant’è. In cambio, potrete scorgervi personaggi la cui identità sulle prime risulterà un poco oscura: Satyendra Nath Bose, Avicenna, Aryabhata,Srinivasa Ramanujan, Terence Tao e Philip Emeagwali. Nell’ordine, trattasi di fisico indiano autore di importanti contributi nella meccanica quantistica (i “bosoni” prendono nome da lui, noi chissà che cosa pensavamo), di medico, alchimista, filosofo e astronomo persiano (morto nel 1037), di matematico e astronomo indiano (vissuto tra il 476 e il 550), di altro matematico indiano (morto nel 1920) il quale, privo di titoli accademici, apportò un illuminante contributo alla teoria analitica dei numeri, di un professore cinese-australiano (vivente), docente di matematica, il cui Qi è valutato tra 220 e 230, e di uno scienziato nigeriano (vivente), noto e premiato per un’analisi matematica delle riserve petrolifere.

Come si vede, un bel gruppetto la cui eterogeneità cancella d’un colpo ogni pregiudizio sulla prevalenza di una razza rispetto a un’altra e stabilisce semmai una verità semplice: per far germogliare la grandezza che ha in sé, l’uomo ha bisogno di qualcuno che gli dia un’opportunità, lo lasci vivere, ed eviti di assegnarlo d’imperio a una fasulla massa indistinta sulla quale verrà facile accanirsi con l’arma dell’ignoranza.

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