Il secondo smarrito

Parlavo di tempo (perduto) ieri, vorrei parlare di tempo (ritrovato) anche oggi. La ragione è che, di tanto in tanto, la tecnologia ci permette di tirare un sospiro di sollievo. I vecchi orologi atomici, fino a oggi insuperati in fatto di precisione (erano soggetti a errori pari a qualche miliardesimo di secondo qui è là) sono stati soppiantati da un nuovo misuratore del tempo, messo in funzione dall’ente americano per gli standard e la tecnologia (“National Institute of Standards and Technology”) a Boulder, nel Colorado. Anche questo è un orologio atomico - non c’è livello più basso della materia nella quale andare a registrare movimenti regolari - ma, rispetto ai precedenti modelli, è come Renzi paragonato ai vecchi democristiani: non rallenta mai, neppure per una pennichella o un governo balneare.

Il grado di precisione del Nist-F2, questo il nome dell’orologio, è sbalorditivo: i suoi progettisti sostengono che sbaglia di un secondo ogni trecento milioni di anni. Abbastanza per puntare la sveglia domattina ed essere pressoché certi di venir strappati dal letto all’ora desiderata.

Trecento milioni di anni paragonati a un secondo sono più di una goccia nell’oceano; quel secondo, tuttavia, se sposta molto più in avanti il confine dell’imperfezione umana, non riesce affatto a cancellarlo e, anzi, ne dà indiretta conferma. Gli scienziati non se ne preoccupano: il loro compito era quello di mettere in funzione un orologio di precisione sufficiente a garantire la sincronia di reti ormai indispensabili come quelle che governano i sistemi Gps, i network per la conduzione elettrica e l’ora segnata dagli smartphone. Ci sono riusciti, senza dubbio: il secondo perduto nella virtuale infinitezza di 300 milioni di anni è del tutto trascurabile. Può essere considerato, se volete, un dono, un omaggio all’ostinata imperfezione di chi scienziato non è. Personalmente, il secondo ribelle mi fa pensare a quegli istanti - pochi ne capitano, nella vita - in cui ci si innamora. Hanno lo stesso smarrimento di un secondo davanti all’eternità. eppure si ricordano per sempre.

© RIPRODUZIONE RISERVATA