Il treno del silenzio

Da anni utente dei mezzi pubblici - ho “cominciato” con i bus per darmi, negli ultimi tempi, ai treni - con il trascorrere delle stagioni umane mi è toccato assistere a cambiamenti non indifferenti. Ho visto l’insorgere dei walkman prima e degli iPod poi, apparecchi che, tappando le orecchie dei viaggiatori, hanno ucciso una tradizione di non trascurabile nobiltà: la comversazione da treno.

Credo di aver già commemorato la perdita in uno di questi articoli, per cui non vorrei ripetermi. Se torno sull’argomento, è perché me lo impone la scienza. Uno studio ha infatti deciso di affrontare di petto uno dei nodi psicologici più intricati che avviluppano l’umanità: quello, appunto, delle conversazioni tra estranei. Lo ha fatto distribuendo nelle linee della metropolitana, sui taxi e sugli autobus di Chicago una pattuglia di “attaccatori di bottoni”. Costoro, lo avrete capito, avevano il compito di avviare conversazioni con chiunque su qualunque argomento e registrare non tanto le opinioni quanto le reazioni alle chiacchierate.

Va forse detto che, a differenza di quanto accadeva da noi dove, prima dell’avvento dei menzionati iPod, le conversazione da mezzo pubblico erano abbastanza frequenti - scendendo da Nord a Sud aumentava la frequenza e l’intensità sonora delle medesime - nei Paesi influenzati dalla cultura anglosassone questi approcci sono stati sempre scoraggiati. Una legge non scritta impone, nel “Tube” londinese, non solo di non parlare con gli altri passeggeri ma anche di evitare ogni incrocio di sguardi. Ciò detto, la ricerca di cui sopra ha stabilito in sintesi che, una volta estratti dal loro guscio, gli “altri” ricavano dalle conversazioni un rimarchevole piacere, quasi una sensazione di felicità, e tuttavia l’esperienza non è, diciamo così, educativa: l’istinto pervicace a evitare ogni contatto rimane inalterato, fino all’ “assalto” successivo.Che dire? La nostra ricerca della solitudine è ampiamente erronea. Davvero vogliamo che il treno destinato a portarci via sia carico soltanto di silenzio e occasioni perdute?

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