Il vegliardo

Il vegliardo

Una deliziosa storia di vita e di morte ci giunge dal Giappone. Qualche giorno fa, i responsabili dell’anagrafe di Tokio, finito il sushi ed esaurito il sake, hanno deciso di occuparsi un poco di lavoro e, scartabellando qui e là, hanno scoperto che di lì a poco il loro cittadino più anziano, il signor Sogen Kato, avrebbe compiuto 111 anni. L’occasione ideale per recargli visita, offrirgli magari un dolcetto e intonare il tradizionale «Tanti auguri a te» (per inciso, pochi sanno che, nella versione giapponese, questa canzoncina suona stranamente simile a un discorso di Vito Lattanzio alla Camera nel 1972).
Sulla soglia dell’appartamento di Sorgen Kato, la delegazione incaricata degli auguri si è però imbattuta in un ostacolo, rappresentato dalla persona della nipote, signorina Kite Kato (no, il nome me lo sono inventato). Sta di fatto che costei ha opposto una serie di scuse pur di non ammettere i visitatori alla presenza del nonno: «Dorme», «Oggi non riceve», «Sta provando il suo triplo salto mortale» e, soprattutto, «Non vuole onori: è timido».
Insospettita, la delegazione si è fatta strada fino alla camera del vegliardo scoprendo l’amara verità: l’uomo più vecchio di Tokio era morto da almeno trent’anni. I familiari avevano trascurato di denunciarne il decesso per continuare a godere della sua pensione. Una vicenda triste, soprattutto quando si pensa che, se la delegazione non fosse stata tanto impicciona, Sorgen Kato nel giro di pochi anni avrebbe potuto battere il record di persona morta vivente più vecchia del mondo.

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