Il viaggio nel tempo

Ho avuto alcune ragioni, in questi giorni, per tornare con la memoria al (mio) passato. Non vi annoierò né con le ragioni né con il passato di cui sopra. Tanto ricordare mi ha portato piuttosto a riflettere sulla memoria stessa, un concetto evidente e misterioso insieme, cosicché uno scienziato poté paragonarla al tempo: viviamo immersi in esso eppure non sappiamo che cosa sia veramente.

Sulla memoria, però, ora incominciamo a comprendere qualcosa in più, almeno così sperano alcuni neurologi, soprattutto da quando certe vecchie concezioni sono state abbandonate. Una di queste, descriveva il nostro cervello come un grande armadio pieno di minuscoli cassetti: per ogni cassetto, un ricordo. Non è così, a quanto pare: in un articolo pubblicato su Wired.com, si sostiene che il cervello non “contiene” affatto i ricordi, ma che ricordi e cervello sono la stessa cosa. Il cervello, in altre parole, “è fatto” di ricordi.

Ogni esperienza sensoriale modifica le molecole dei neuroni, ridisegnando il modo in cui esse si collegano l’una con l’altra. Ricordare una particolare esperienza sensoriale - per complessa che sia - significa semplicemente riportare le molecole in quella configurazione. Un ricordo, dunque, porta il nostro corpo, o almeno una parte fondamentale di esso, letteralmente indietro nel tempo. Affascinante e incredibile. Peccato non funzioni con tutti gli altri organi. Quelli servono a ricordare solo una cosa: che il tempo passa.

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