Irresistibile a chi?

Se, nel futuro, a qualcuno venisse l’uzzolo di sceglie un aggettivo, uno solo, per definire la nostra era, ecco che il sottoscritto avrebbe pronta una candidatura, e sarebbe disposto a sostenerla con impegno e calore. L’aggettivo è “irresistibile” e più lo leggo e lo sento, più mi faccio convinto che rispecchi alla perfezione i nostri tempi.

Non perché siano tempi davvero “irresistibili” - c’è molto da resistere, questo è vero, ma per chi voglia farlo l’impresa non è impossibile - quanto perché, appiccicato a ogni cosa e a ogni circostanza - l’aggettivo deve avere per noi un fascino molto particolare, al punto da nascondere qualche tratto della nostra sensibilità collettiva.

L’ultima cosa “irresistibile” in cui mi è capitato di imbattermi - “irresistibile”, tengo a dirlo, perché così definita a caratteri di stampa - è un video nel quale si fa la parodia dell’inglese volonteroso ma largamente imperfetto del premier Matteo Renzi. Un montaggio buffo, forse perfino divertente, ma per nulla “irresistibile”: resistervi, infatti, era questione di un minuto e lo sforzo richiesto, credo, minimo per chiunque.

Ma “irresistibili”, oltre al video di cui sopra, sono mille e più mille cose, ogni giorno: sughi al pomodoro, scarpe firmate, commedie sentimentali, servizi da tavola, stelline televisive,patacche da catalogo, riviste modaiole, comici improbabili, villaggi turistici, yogurt gelati, fotografie di gattini appiccicate su Facebook, poesie alla melassa, canzoni rimasticate, calendari patinati, gadget di dubbia utilità e perfino persone dall’ostentato e un po’ ridicolo portamento sessuale.

Ci si immagina, insomma, come una massa di edonisti soggetti a continue tentazioni che spingono ora a consumare, ora a piangere, ora a godere, ora a spettegolare. Nulla di male in tutto ciò se non fosse che, alla radice, c’è la convinzione che resistere non si può ma, soprattutto, non si deve.

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