La faccia allo specchio

Pubblicano la fotografia del “suprematista bianco” che ha ucciso una donna fiondandosi con l’auto sulla folla a Charlottesville ed ecco che qualunque teoria sulla superiorità razziale viene all’istante smentita. Al tizio sarebbe bastato esercitare un minimo di oggettività nel guardarsi allo specchio per risparmiare una vita umana ed evitare a se stesso la galera.

Lasciamo perdere Lombroso: basta il nostro istinto, allenato dalla nascita a “leggere” le espressioni altrui (è necessario alla sopravvivenza, un dettato dell’evoluzione) per capire che costui non può essere “superiore” proprio a niente e a nessuno. La sua istanza, infatti, non è motivata dal credersi superiore, ma dal sentirsi inferiore. E qualche ragione, in questo, purtroppo per lui ce l’ha.

Non per una questione di razza, certo che no: sarebbe ingiusto ributtagli in faccia la sua teoria sballata. La sua frustrazione deriva dall’arrancare al fondo della scala sociale (misurabile secondo gradienti diversi, non necessariamente economici), nonostante la sua posizione di privilegio. Già, perché checché ne dicano gli insistenti frignoni su quella e su questa sponda dell’Atlantico, nascere con la pelle bianca equivale ancora a schierarsi in prima fila nella corsa della vita. Tanti non sono d’accordo, si aggrappano a fesserie come il “razzismo al contrario” e il “buonismo”. Facciano pure. Non si lamentino però se guardandosi allo specchio vedono la faccia di quello di Charlottesville.

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