La Palma Solitaria

La palma si erge al centro del salotto. Io e mia moglie, seduti sul divano uno al fianco dell’altra, la contempliamo con silenzioso sgomento. Come la palma sia arrivata nel salotto è una storia che val la pena di raccontare.

Innanzitutto bisognerà precisare che non è una vera palma. È alta all’incirca un metro e il tronco è formato da un cilindro di cartone pressato, sostenuto da una base di legno. Attorno al cilindro è avvolto stretto stretto uno spago che, formando una spirale, dalla base raggiunge la cima. Lì sono fissate tre finte foglie, ritagliate in stoffa verde, e due palline bianche di plastica, legate alla palma tramite cordicelle elastiche: dovrebbero rappresentare - ma lo sforzo di fantasia richiesto è notevole - le noci cocco.

L’arrivo della finta palma nel salotto è legato a un diabolico progetto del sottoscritto e della legittima consorte, inteso a distrarre i gatti che - in numero di quattro - coabitano con noi. Essendo aumentato, negli ultimi tempi, il numero e la frequenza dei disastri perpetrati in casa dai cari animaletti - vasi rotti, tende strappate, imbottiture sventrate - l’idea era di fornire loro un elemento di distrazione, un bersaglio su cui accanirsi. Ecco spiegato l’acquisto della palma che, d’ora in avanti, potremmo chiamare Palma Solitaria.

Fin dal momento in cui è stata installata in salotto, la Palma Solitaria ha pienamente guadagnato il suo soprannome. Nessun gatto si è fatto vivo nei suoi pressi e neppure uno sguardo felino l’ha sfiorata.

Mia moglie ed io, ancora seduti sul divano, giriamo all’unisono la testa per guardarci negli occhi. Non c’è bisogno di parole per dirci quello che segue: «Ma perché tutte le volte ci caschiamo? Come se non sapessimo che mai e poi mai i gatti mostrano interesse per cose alle quali noi vorremmo che mostrassero interesse».

S’ode proveniente dall’ingresso un rumore frenetico: i gatti stanno giocando furiosamente con l’imballaggio della Palma Solitaria. Stai a vedere che, in un modo o nell’altro, il piano ha funzionato.

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