La strada giusta

La strada giusta

Giornali e tv hanno dato notizia delle dimissioni di Scajola (e di altre faccende relative a intrecci tra politica e giustizia) con il solito tono catastrofista. Forse per inerzia - o per mancanza di sensibilità - i media rifiutano di intercettare i segnali più sottili, ma anche più importanti, che provengono dalla politica; quei segnali che permettono di comprendere in quale direzione ci stiamo muovendo.
Ebbene, la vicenda di Scajola, e non solo quella, dimostra a chi sa cogliere le sfumature come, finalmente, la politica italiana si sia indirizzata per il verso giusto. Dalle più recenti cronache, apprendiamo infatti che l’interesse dei nostri rappresentanti istituzionali è tornato a concentrarsi su assegni circolari, beni immobili, prelievi forzosi di denaro sonante dalle pubbliche casse. Tutta "roba" - avrebbe detto il Verga - che si tocca e si abita, si affitta e si ristruttura, oppure si conta, si mette in banca e si porta all’estero.
Dite quello che volete ma, rispetto alle notizie di qualche mese fa, il passo avanti è evidente. I politici, in quel tempo che sembra ormai lontano ma che, al contrario, è giusto dietro l’angolo, si interessavano di beni molto più volubili e aleatori: la bellezza femminile, gli amplessi focosi ridotti in cenere alla luce del primo mattino, il brivido peccaminoso ma evanescente della compagnia di un trans. Questo ritorno alla concretezza, al soldo, al "mattone", sia pure sotto costo, rappresenta un indubbio miglioramento: è il segno che la politica procede sulla strada giusta. E dove c’è una strada, si sa, prima o poi ci sarà un appalto.

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