L’abitudine perduta

Qualcosa abbiamo imparato: mai tenere un ex presidente di Regione lontano dal suo aereo. Roberto Formigoni, nella potente sfuriata contro Alitalia ed Etihad, lo ha dimostrato: il suo tempo è prezioso, più prezioso, probabilmente, di quello altrui e non va sprecato con burocrazia, inefficenze, ritardi, cavilli ed errori. Tutte cose che, evidentemente, un politico non conosce neanche per sentito dire e, di conseguenza, non comprende e non tollera.  Formigoni, dimentico, nella furia, che viviamo in piena era del cellulare puntato, ha ovviamente scatenato in Rete un putiferio di commenti e, a ruota, l’inevitabile imitazione di Maurizio Crozza.

Non vorrei esagerare nel paradosso, né dare l’impressione di giustificare le intemperanze e l’arroganza di un potente, però una cosa la devo dire: in fondo, più che arrabbiarci e indignarci per le parolacce di un politico, più che disprezzare l’emergere della sua vena aggressiva e irrispettosa, a farci davvero paura, perché più pericolosi e sfuggenti,dovrebbero essere gli atteggiamenti opposti, molto comuni, nella categoria: il sorriso da paresi, la gentilezza melliflua, le paroline accomodanti, le rassicurazioni di comodo.

Formigoni ha lasciato libero sfogo a un sentimento umano ancorché sbagliato ma per anni, lui come tanti suoi colleghi, ha recitato invece la parte della persona ragionevole, rispettosa, solidale e perfino - parola che ormai significa tutto e il contrario di tutto - buona.

Se credete che uno scoppio di rabbia sia brutto a vedersi, considerate invece quanta malizia, quanta doppiezza e quanta determinazione nell’inganno bisogna investire per sostenere, anno dopo anno, una carica pubblica, offrendo di sé stessi il costante riflesso della ragionevolezza e della mitezza. La politica moderna, così tanto legata all’immagine, richiede un’aderenza implacabile alla falsità. Formigoni, in aeroporto, è stato per un momento sincero: si può capire che, persa l’abitudine, abbia esagerato.

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