Le vacanze esplosive di una famiglia americana

Si discute spesso di “gender fluid” e, non a sorpresa, ci si accorge che molte persone faticano ad accettare il concetto che alcuni individui decidano di rifiutare sia l’identità di genere sia una costante polarizzazione della propria sessualità. Sarebbe interessante dilungarsi, qui, sull’argomento, approfondirlo sotto il profilo sociale, culturale e anche antropologico ma, purtroppo, non ci penso nemmeno.

Quel che mi interessa sottolineare è che un certo concetto di fluidità nella percezione dei singoli individui dovrebbe essere sempre tenuto presente anche in altri ambiti, ovvero in manifestazioni della personalità distinte dal genere e dall’inclinazione sessuale. Per esempio: è facile catalogare le persone per “imbecilli” oppure per “intelligenti”, ma considerare queste etichette indelebili potrebbe essere un errore.

Il cretino, in fondo, può sempre essere attraversato da un lampo di genialità e al genio, in determinate circostanze, capita senz’altro di inciampare nell’irrazionalità o addirittura nell’imbecillità vera e propria. Gli stimoli ai quali veniamo sottoposti non ci trovano sempre perfettamente preparati: è possibile che in un momento di debolezza anche l’individuo più saggio scivoli sulla buccia di banana di una castroneria.

Pur fedele a questo relativismo dell’intelligenza, devo tuttavia riconoscere che ci sono casi in cui la stupidità appare cristallizzata in formazioni calcaree così spesse e inattaccabili da eludere ogni possibilità di ravvedimento.

A sostegno di questa circostanza, porto il caso della famiglia americana fermata nei giorni scorsi all’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv perché, al passaggio attraverso i controlli di sicurezza, gli agenti hanno individuato in un bagaglio un proiettile di artiglieria inesploso. Credo sia legittimo affermare che in nessun aeroporto del mondo le autorità considerino con bonomia e indulgenza il tentativo di imbarcare ordigni esplosivi, ma, se possibile, questa severità è particolarmente accentuata in Israele dove, tra l’altro, nelle ultime settimane si è verificata una serie di attentati terroristici.

La famigliola americana non intendeva procurare alcun danno, atteggiamento molto frequente negli stupidi, ma ovviamente ha fatto scattare tutti i possibili protocolli di sicurezza, dalla A di “Allarme” alla Z di “Zio caro cosa sta succedendo?”. A quanto pare, da buoni turisti, i viaggiatori statunitensi volevano portarsi a casa il proiettile come fosse un souvenir: lo avevano trovato abbandonato sulle alture del Golan (una località che gli ultracinquantenni come me associano inevitabilmente alla voce di Sergio Telmon al telegiornale) e subito era sembrato loro l’ideale completamento per il mobile del salotto, da collocare accanto alla foto del nonno che tenta di battere il record mondiale di bastonate autoinflitte con una mazza da baseball.

La famiglia, dopo essere stata interrogata dalle autorità aeroportuali, si è vista congedare e ammettere sul volo prenotato per il ritorno in patria: immaginiamo che le autorità israeliane abbiano apposto sul passaporto la stampigliatura “Roba vostra, riprendetevela”. A me non resterebbe che trovare, in tutto ciò, una morale. Ma una morale nella stupidità non c’è: è per questa ragione che, al contempo, fa ridere e terrorizza.

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